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Accadde oggi: 9 gennaio

Accadde oggi: 9 gennaio

Almanacco del 9 gennaio, anno 1693: la Sicilia è sconvolta da uno degli eventi sismici più catastrofici di sempre. Passato alla storia come il terremoto del Val di Noto, il cataclisma causò la devastazione di buona parte dell’isola, mietendo un numero imprecisato di vittime, non meno di 60.000, non più di 93.000 secondo le fonti dell’epoca.

Accadde oggi: 9 gennaio

Gli esperti tendono a considerare il terremoto un evento spartiacque della storia siciliana per due motivi: con una magnitudo di 7,5 si tratta di un sisma fra i più potenti mai avvenuti sul suolo italiano da che l’uomo ha memoria (forse secondo solo a quello di Messina del 1908). In secondo luogo, il terremoto del Val di Noto portò alla distruzione della maggior parte degli edifici situati sulla sponda orientale della Sicilia, la successiva ricostruzione avvenne in ottica anti-sismica e permise l’affermazione di uno stile architettonico unico ed inconfondibile, ovvero il barocco siciliano.

Ad essere puntigliosi, è bene sottolineare come non fu soltanto la prima scossa, avvertita la sera di venerdì 9 gennaio, a portare con sé morte e distruzione, ma anche e soprattutto la seconda, avvenuta domenica 11 gennaio. Il primo moto sismico ebbe come epicentro il siracusano, precisamente l’area tra Melilli e Sortino. Molte abitazioni non ressero lo scossone e andarono giù come un castello di carte sollecitato da un forte vento. Sabato 10, a parte qualche leggera scossa di assestamento, non si verificò un ritorno in pompa magna del terremoto. Perciò la gente si illuse sulla fine della catastrofe. La mattina seguente il mondo si ribaltò.

9 gennaio zona sismica terremoto 1963

Ecco cosa racconta un testimone oculare sopravvissuto alla sciagura dell’11 gennaio: “Vide che alle due mezza improvvisamente rovinò tutta la città con la morte di più di 160 persone e che durante il terremoto si era ritratto il mare di due tiri di schioppo e per la risacca conseguente aveva trascinato con sé tutte le imbarcazioni che erano ormeggiate in quell’insenatura […] State certi che non c’è penna che possa riferire una tale sciagura”.

Come si può ben capire dalla lucida descrizione, la seconda e più pesante ondata sismica ebbe per epicentro un punto al largo del porto di Catania. Ciò causò un maremoto di grosse proporzioni, devastante oltre modo per la città etnea, nonché per l’area circostante. Complessivamente l’intensità epicentrale raggiunse tra gli 8 e i 9 gradi della Scala Mercalli. Si può contestualizzare ancor di più il finimondo del 9-11 gennaio 1693 asserendo come vi furono danni estesi anche dal lato opposto dell’isola. Le amministrazioni comunali di Palermo e Agrigento denunciarono il crollo di alcuni edifici nelle rispettive aree di competenza.

9 gennaio illustrazione terremoto 1963

L’impatto fu rilevante anche sull’ambiente naturale. Infatti lungo tutto l’arco costiero orientale si aprirono fenditure sul terreno, dalle quali fuoriuscirono gas, acqua calda o materiali fluidi. Non furono da meno frane e smottamenti, che in alcuni casi sbarrarono il corso di fiumi e affluenti. Come se non bastasse, il terremoto del Val di Noto coincise con un periodo di costante attività vulcanica per l’Etna. All’incirca tre decenni prima, l’eruzione del vulcano causò non pochi problemi alla città, la quale era ancora in via di ripresa.

Alla vicenda si ricollegano racconti e leggende nati in quel frangente storico e che, in alcuni casi, sopravvivono ancora oggi. Un esempio su tutti è quello di Francesco Antonio Carafa, vescovo di Catania. Tradizione vuole che le preghiere del prelato abbiano salvato in due occasioni la città dalla distruzione sismica, nel 1687 e nel 1692. Il vescovo Carafa tuttavia passò a miglior vita un anno prima del grande terremoto del gennaio 1693. La comunità, priva del suo baluardo, pagò lo scotto dell’evento.

9 gennaio iscrizione vescovo Carafa Catania

Nel Duomo di Catania si può trovare la tomba del Carafa, sulla quale è riportato l’epitaffio: “Don Francesco Carafa, già Arcivescovo di Lanciano poi Vescovo di Catania, vigilantissimo, pio, sapiente, umilissimo, padre dei poveri. Pastore così amante delle sue pecorelle, che poté allontanare da Catania due sventure da parte dell’Etna, prima del terremoto del 1693. Dopo di che morì. Giace in questo luogo. Fosse vissuto ancora, così non sarebbe caduta Catania”.