Almanacco del 9 aprile, anno 1969: a Battipaglia, in provincia di Salerno, in seguito alla chiusura di due fabbriche si accendono violenti scontri tra manifestanti e polizia. Passati alla storia come “i fatti di Battipaglia”, i sommovimenti causarono circa 300 feriti, 100 per la polizia e il doppio per gli scioperanti. Alla fine, quando le acque si calmarono, erano sporche anche del sangue di due persone che diedero la vita per la propria causa.

Ma cosa successe nello specifico quel tragico 9 aprile? Iniziamo col dire che ci troviamo ancora sull’onda lunga del ’68 e degli scontri si protrarranno anche per tutto l’anno in questione. Gli scioperi si allargarono dalle fabbriche alle scuole e arrivarono fino alle pubbliche piazze. Era un anno di fermento popolare e la notizia della chiusura di due fabbriche nel settore manifatturiero -nello specifico zucchero e tabacchi n.d.r. – non giovò alla questione.
La cittadina andò in subbuglio, e giustamente. Una porzione consistente della popolazione battipagliese era impiegata, o quantomeno coinvolta economicamente, nelle due grandi fabbriche. Lo sciopero, un mezzo di contestazione così potente riscoperto in quel biennio così caldo, era la risposta più naturale, quasi fisiologica. I problemi si ebbero però quando la folla di manifestanti assediò la polizia.

Purtroppo, come già troppe volte accadde, la risposta delle forza dell’ordine fu spropositata e si aprì il fuoco sulla folla. Arrivò anche la morte a prender parte a quei tragici fatti. Un diciannovenne, Carmine Citro, operaio tipografo giovanissimo, morì sul colpo. Ancora più tragica sarà la vicenda di Teresa Ricciardi, un’insegnante di scuola media che lasciò la vita poco dopo.
Teresa non era in piazza a protestare ma non era nemmeno del tutto disinteressata alla vicenda. Si affacciò allora al balcone della sua abitazione e osservò dall’alto lo svolgersi dei fatti di Battipaglia. Nella ressa però fu raggiunta da una pallottola al petto. Morirà anche lei, tragicamente e in maniera del tutto fortuita e ingiusta. Inutile dire che le vicende incendiarono ancora di più gli animi e le cariche continuarono per tutto il pomeriggio.

Alla fine della giornata a Battipaglia si contarono 300 feriti, come sopra riportato. Fra i duecento dimostranti colpiti, circa la metà riportava ferite da arma da fuoco. Uno scenario che sembra quasi bellico e a cui si aggiunsero anche i 100 poliziotti feriti. Il giorno dopo i manifestanti bloccarono ferrovie, autostrade e anche la questura: il governo trovò allora un accordo per riaprire le due fabbriche, un accordo sporco del sangue di due innocenti.