Almanacco dell’8 dicembre, anno 1585: ha luogo la battaglia di Empel, attuali Paesi Bassi, nell’ambito della guerra degli ottant’anni, scaturita dalla ribellione delle Province Unite contro l’autorità dell’Impero spagnolo. Lo scontro in questione arrise inaspettatamente agli spagnoli, in inferiorità numerica e in una posizione di netto svantaggio tattico, ragion per cui nella storiografia spagnola ci si riferisce all’episodio come “Milagre de Empel”, appunto “Miracolo di Empel”.
Ciò che accadde tra il 7 e l’8 dicembre del 1585 appartiene tanto alla sfera della realtà storica quanto a quella del racconto leggendario, per non dire mitico. Nell’antichità classica i Greci ricorrevano all’espediente religioso per dare una parvenza di razionalità agli eventi che li riguardavano da vicino. Era grazie allo Zeus o all’Apollo di turno che questa o quella battaglia aveva conosciuto esito positivo. Non che il monoteismo agisse differentemente: è pur sempre il Dio di Abramo ad aver guidato l’ascesa del regno di Israele, lo stesso identico Allah per il quale l’espansione islamica ha raggiunto mete neppure lontanamente immaginabili o, per giocare “in casa”, è in nome della croce che si andava in Terra Santa ad immolarsi a partire dall’XI secolo.
Esempi noti ve ne sono in quantità, per ogni epoca e occasione. Uno dei più noti, almeno per quanto riguarda il periodo di tempo che convenzionalmente chiamiamo modernità, ebbe per teatro Empel, nei Paesi Bassi spagnoli. Da 17 anni ormai infuocava la rivolta nelle umide terre fiamminghe. Gli olandesi, distanti anni luce per religione, cultura e politiche tipiche invece del dominatore spagnolo, dichiararono aperte le ostilità nel 1568.
A seguito della campagna militare condotta dagli spagnoli di Alessandro Farnese fino all’autunno del 1585, i tercios si ritirarono nella regione del Bommelerwaard con l’intenzione di svernare. Il Tercio Viejo de Zamora – all’incirca 5.000 uomini – piantò le tende sull’isola di Bommel, tra i fiumi Mosa e Vaal. A comando di quest’ultimo si poneva il valoroso Francisco Arias de Bobadilla.
Gli spagnoli conoscevano le modalità attraverso le quali gli olandesi agivano sul proprio territorio: spesso rompevano le dighe, lasciavano che l’area occupata dagli imperiali si allagasse, e solo in seguito entravano in scena i velieri per avere superiorità numerica e di mezzi sul campo. Nessuno, tuttavia, si sarebbe aspettato l’attuazione del piano nel bel mezzo di un gelido dicembre. Rotti gli argini, allagato l’intero territorio, agli spagnoli, stanchi e infreddoliti, non restò altro da fare se non raggiungere il punto più alto dell’isola: Empel. Durante la marcia gli olandesi bombardarono dalle navi e dai forti, mettendo in serio pericolo la riuscita della ritirata. Oltre a ciò bisogna aggiungere come gli imperiali non avessero con loro abbastanza scorte di cibo e viveri per sopravvivere all’assedio.
Il comandante degli olandesi, Filips van Hohenlohe-Neuenstein, propose agli imperiali (tra cui alcuni italiani, al tempo fedeli a Madrid) una resa onorevole. Leggenda vuole che alla domanda di resa Francisco Arias de Bobadilla rispose con un piccato: “Los infantes españoles prefieren la muerte a la deshonra. Ya hablaremos de capitulación después de muertos” ovvero “I soldati spagnoli preferiscono la morte al disonore. Parleremo della resa dopo la morte”.
I combattenti del tercio iniziarono a prepararsi alla bella e meglio, costruendo palizzate, scavando trincee, dedicandosi alla preghiera e, perché no, chiedendo al sacerdote di turno l’assoluzione da tutti i peccati. La quasi totalità degli uomini si arrese all’idea di combattere e morire sull’altura di Empel. Nella mattinata del 7 dicembre 1585 la storia inizia a confondersi con il racconto leggendario. Dunque prendiamo con le pinze quanto ci viene detto dalle fonti iberiche sulla questione. Un soldato spagnolo mentre scavava con la sua zappa una trincea in prossimità di una chiesa locale incappò in un oggetto inaspettato. L’uomo estrasse dal terreno un dipinto raffigurante l’Immacolata Concezione. Il ritrovamento apparve subito come un segnale divino, un messaggio chiaro ed inconfondibile: Dio è con gli spagnoli; chi è contro di essi, è contro Dio.
Nella notte tra il 7 dicembre e l’8 dicembre accadde qualcosa di impensabile fino a qualche giorno prima. Un abbassamento repentino delle temperature congelò le acque attorno Empel. Lastre di ghiaccio spesse abbastanza da permettere l’attraversamento di uomini appiedati si formarono dall’oggi al domani. Bobadilla capì che quello era il momento giusto per attaccare le navi olandesi, in procinto di levare l’ancora per non restare incastrate. Gli spagnoli perciò passarono all’offensiva, ma quella che la storiografia chiama “battaglia” di Empel, non fu in realtà un vero e proprio scontro. I dettagli sono molto poco chiari sullo svolgimento dell’episodio, ma una cosa è certa: gli olandesi alla fine si ritirarono. Era avvenuto il miracolo di Empel.
Quanto di storico e quanto di mitico ci sia nella vicenda è difficile stabilirlo. Gli specialisti ancora oggi propongono tesi e contro-tesi per chiarire il fattuale sviluppo della storia. Tuttavia la voce del miracolo di Empel si sparse molto rapidamente, infondendo nuovo vigore agli uomini della corona asburgica. A testimonianza della portata dell’evento e della sua eredità storica, ancora nel 1892, Maria Cristina d’Austria, reggente di Spagna, proclamò l’Immacolata Concezione – già dogma dall’8 dicembre 1854 – patrona della fanteria spagnola.