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Accadde oggi: 5 dicembre

Accadde oggi: 5 dicembre

Almanacco del 5 dicembre, anno 1746: un ragazzino al quale tutti si riferiscono come il “Balilla” scaglia una pietra contro le truppe austriache. Da quel lancio scaturisce una rivolta popolare che condurrà pochi giorni dopo alla cacciata dell’esercito occupante. L’evento, passato alla storia come la “rivolta di Genova”, verrà successivamente ripreso, enfatizzato e strumentalizzato in epoca risorgimentale e in egual modo durante il Ventennio dittatoriale.

Accadde oggi: 5 dicembre

Come sempre è propedeutico un po’ di contesto. Tornando indietro di qualche decennio, ci soffermiamo all’anno di grazia 1689. Luigi Botta Adorno, membro di un’eminente famiglia genovese, è costretto all’esilio dopo aver ordito un colpo di stato a danno dell’allora doge. Quando ciò accadde, suo figlio, Antoniotto Botta Adorno, aveva poco più di un anno. Egli crescerà covando un profondo risentimento nei confronti di Genova, del suo popolo e delle sue istituzioni. Avrà modo di vendicarsi 57 anni dopo, nel più ampio contesto della guerra di successione austriaca (1740-1748).

5 dicembre Maria Teresa d'Austria a sinistra, il comandante Antoniotto Botta-Adorno a destra

Nonostante la tradizionale neutralità genovese, la Repubblica per questioni di convenienza politica e militare dovette affiliarsi all’alleanza franco-ispanico-napoletana, avversa alla fazione austriaca. Fu questo un pretesto perfetto per Antoniotto Botta Adorno, il quale aveva fatto carriera nella fila dell’esercito imperiale divenendo alto ufficiale dell’Impero asburgico. Nel settembre del 1746 il rancoroso Botta Adorno, in veste di ministro plenipotenziario al servizio di Maria Teresa d’Austria, occupò i territori liguri sotto la giurisdizione genovese.

5 dicembre Giuseppe Comotto, La rivolta di Portoria contro gli austriaci nel 1746

Ovviamente il comandante fece di tutto per umiliare il Superbo popolo genovese. Ciò perdurò fino al 5 dicembre di quell’anno, quando accadde qualcosa di inaspettato. La tradizione genovese, tramandata esclusivamente per vie orali, vuole che a dare il là all’insurrezione fosse stato un giovane ragazzino di 11 anni da tutti chiamato “Balilla” (un vezzeggiativo traducibile in “pallina”). Nel sestiere di Portoria il Balilla scagliò una pietra contro un reparto di artiglieri austriaci in marcia. Al grido di “che l’inse?” – traducibile come “che cominci [la rivolta]?” – il popolo genovese si rivoltò contro gli occupanti. Seguirono cinque giorni di disordini e violenti scontri. Al termine di questa settimana scarsa, Botta Adorno e i suoi uomini lasciarono la città, la quale esultò perché nuovamente libera.

Sebbene sulla veridicità del gesto e l’esistenza del ragazzo ci sia l’unanime accordo degli storici, molti dubbi permangono sull’identità del Balilla. Tutto si basa sulla tradizione orale del quartiere di Portoria. Non esistono prove scritte o storico-materiali che possano confutare o assecondare la tradizione. Nel 1881 il comune di Genova istituì una commissione d’inchiesta per indagare sulla reale entità della vicenda. Le dichiarazioni degli anziani di Portoria, alcuni dei quali confermarono anche di aver conosciuto di persona il Balilla, portarono la commissione a stabilire la “quasi certezza” del fatto che egli fosse Giovan Battista Perasso.

5 dicembre il Balilla scaglia la pietra

A lungo è sopravvissuta una seconda ipotesi, avanzata da un canonico di Montoggio nel pieno Ottocento e confutata solo nel 1979, secondo la quale il Balilla fu in realtà un adolescente di Pratolongo di Montoggio (perciò compaesano del chierico) di nome Gianbattista Perasso. La Società Ligure di Storia Patria nel 1927 ha stabilito che, sulla base dei documenti di cui si dispone, non è possibile identificare il ragazzo che nel lontano 1746 scagliò la pietra tanto cara al Risorgimento e all’Italia del Ventennio.