Storia Che Passione
Accadde oggi: 4 novembre

Accadde oggi: 4 novembre

Almanacco del 4 novembre, anno 1995: il premier israeliano Yitzhak Rabin viene ferito a morte nell’attentato ordito a suo danno dall’estremista radicale Yigal Amir. La notizia dell’assassinio da Tel Aviv fa il giro del mondo, sconvolgendo quanti credono in una normalizzazione dei rapporti nella regione mediorientale.

Accadde oggi: 4 novembre

Yitzhak Rabin era allora il primo ministro dello Stato d’Israele. Memorabile, per non dire iconica, era la sua stretta di mano con Yasser Arafat, presidente dell’OLP e leader della causa palestinese. Per tutti Rabin era diventato l’uomo della riconciliazione, in quanto firmatario degli accordi di Oslo (1993) e vincitore del Nobel per la pace. Nessuno aveva dimenticato il suo curriculum contraddittorio. Fu lui a plasmare l’IDF negli anni ’50; capo di stato maggiore dell’esercito israeliano; supervisore militare durante la vittoriosa guerra dei sei giorni del 1967. Suo il ministero della difesa all’epoca della Prima Intifada e per gran parte degli anni ’80. Nonostante le innegabili incongruenze del passato, in tanti preferirono guardare oltre ed evidenziare i suoi altrettanto evidenti sforzi per arrivare al dialogo con l’autorità palestinese.

4 novembre accordi di Oslo

Quel 4 novembre 1995 nella piazza di Tel Aviv che oggi porta il suo nome si celebrava proprio questo, il dialogo, il reciproco riconoscimento, la pace. Doveva essere un raduno pacifico, cordiale, in cui si sarebbero dovute spendere belle parole in ottica futura. Per gran parte della serata fu così: balli e canti si alternarono a discorsi su Oslo e sulla soluzione all’annosa questione palestinese. Rabin temeva che in pochi si sarebbero presentati alla manifestazione; i numeri lo smentirono eccome. Parteciparono all’incirca in 100.000. Vista l’affluenza, gli organizzatori suggerirono al primo ministro di indossare un giubbotto antiproiettile, misura di sicurezza necessaria. Alla fine Rabin declinò l’offerta e salì sul palco con una giacca, una cravatta e una camicia di lino.

Le parole di Rabin rivolte alla folla (per lo più giovane e di belle speranze) insistevano su concetti semplici e diretti, eppure mai così innovativi: gli israeliani dovevano lasciarsi alle spalle le paure del passato, prepararsi alla convivenza, all’accordo tra le parti. Dopo l’imbarazzante momento canoro finale, il premier si congedò. Scesi i primi gradini del palco, stava per dirigersi dall’auto in sua attesa. L’automobile di servizio non era l’unica ad aspettarlo. Tra la folla si nascondeva Yigal Amir, 25enne ebreo radicale ed estremista, colono nazionalista e dunque vicino al Likud.

4 novembre omicidio Rabin

Amir estrasse la pistola e sparò due colpi. Questi trafissero Rabin; un’ora e mezzo dopo fu dichiarato morto. Con lui venne meno la coalizione di governo che aveva reso possibile gli accordi di Oslo e il riavvicinamento con l’OLP di Arafat. Qualcuno, non a torto, crede che quei due proiettili uccisero non solo l’uomo, ma l’idea, la prospettiva di una pace duratura tra fazioni sino ad allora divergenti. Se l’obiettivo di Amir era quello di interrompere il processo di avvicinamento, beh, si può affermare con ironia tagliente, al limite del mordace, come il suo sia uno degli omicidi più riusciti della storia recente.

Ad onor del vero vanno riconosciuti anche “altri” aspetti del pensiero politico di Yitzhak Rabin. Certamente era propenso all’interlocuzione, tuttavia proprio all’indomani del 1995 si verificarono episodi che denotarono una sua rigida presa di posizione su temi scottanti quali la soluzione “due stati, due popoli” o il riconoscimento di un’entità statale palestinese indipendente.

4 novembre Yigal Amir

Per quel che riguardò l’immediato post-assassinio, ai funerali di Rabin svoltisi a Gerusalemme parteciparono circa un milione di persone. Numerosi i capi di stato e le personalità influenti a livello mondiale. La corte di Tel Aviv condannò Amir all’ergastolo. L’esecutore materiale dell’omicidio Rabin sconta ancora oggi la pena, anche se di recente il governo Netanyahu ha provato a ridiscutere i termini della condanna.