Almanacco del 31 dicembre, anno 406: Vandali, Alani, Suebi e Burgundi varcano il fiume Reno dilagando nell’Impero Romano d’Occidente. La colossale invasione barbarica avrà un impatto assai negativo sul fiaccato impero d’Occidente. Una serie di errori compiuti dalla classe dirigente romano-occidentale non consentiranno l’annientamento dell’orda di invasori, che si riveleranno attori importanti all’interno del processo di caduta della pars occidentis. Ma procediamo con ordine.
La regione renana segnava stabilmente la frontiera fra l’Impero Romano e il barbaricum oramai da quattro secoli, da quando si era rinunciato a conquistare la Germania Magna, i territori oltre il fiume Reno abitati da popolazioni di lingua germanica. La grandezza del fiume consentiva ai Romani un buon presidio del confine. Tuttavia, esso diveniva assai vulnerabile non appena le truppe lì acquartierate venivano spostate per combattere su altri fronti o contro un usurpatore. In quel caso, le popolazioni che vivevano al di là del Reno approfittavano immediatamente per penetrare nell’Impero e depredare le sue ricchezze.
Nel 406 avvenne proprio questo. Stilicone, il generalissimo che governava di fatto l’Impero d’Occidente in nome dell’incapace Onorio, era stato costretto a sguarnire le difese renane per fronteggiare due invasioni dell’Italia: quella dei goti di Alarico del 402-403 e quella dei goti di Radagaiso del 405-406.
E così il 31 dicembre 406, una coalizione comprendente Vandali, Alani, Suebi e Burgundi varcò la frontiera presso Mogontiacum, l’attuale Magonza, trovando poche truppe a contrastarli. Alcuni hanno supposto che, vista la stagione invernale, il fiume Reno fosse ghiacciato, cosa che avrebbe ovviamente agevolato l’attraversamento agli invasori.
Ma perché dunque il governo centrale non oppose un’immediata e decisiva risposta? Innanzitutto, pochi mesi dopo le truppe di stanza in Britannia proclamarono imperatore in opposizione ad Onorio un loro generale che prese il nome di “Costantino III“. Costui, disceso dalle isole britanniche verso la Gallia, ottenne il sostegno anche delle truppe romane qui presenti. Le forze romane, perciò, si trovarono divise fra i lealisti dell’imperatore legittimo e i sostenitori dell’usurpatore.
A ciò si aggiunsero gli errori compiuti dalla corte ravennate di Onorio. Per prima cosa, Stilicone non espresse la medesima solerzia che aveva dimostrato nell’affrontare Alarico e Radagaiso, non imbastendo immediatamente una campagna in Gallia. Ma soprattutto a far precipitare la situazione ci pensò l’inettitudine dell’imperatore. Costui si lasciò abbindolare dai cortigiani ostili a Stilicone e prese parte ad un complotto contro il generalissimo, che si concluse con il suo assassinio. Insomma, in un momento di estrema criticità, l’Impero d’Occidente si trovò senza una guida all’altezza della situazione.