Almanacco del 30 aprile, anno 1977: avviene la prima marcia delle madri dei Desaparecidos a Plaza de Mayo. Nel contesto di fortissima instabilità politica e sociale del Sud America nella seconda metà del XX secolo, la pagina dei Desaparecidos è forse la più tragica. Morti atroci, improvvise e immotivate macchiavano di sangue l’America Latina, proviamo a vederla un po’ più da vicino.
Senza troppo dilungarci sulla delicatissima questione politica, basti ricordare che il periodo di cui ci occupiamo fu gravido di colpi di stato e prese violente di potere. In questo contesto, moltissimi individui continuavano a scomparire. Nessuno sapeva perché, nessuno sapeva come e dove. Il tutto accadeva in gran segreto.
Il modus operandi che rimane scritto negativamente nella storia era infatti il seguente. Nel cuore della notte si piombava in casa dei sospettati e li si arrestava. Spesso non si rivelava nemmeno l’accusa ma si proclamava la colpevolezza dell’imputato. I genitori vedevano scomparire i figli, finendo per non rincontrarli mai più. I Desaparecidos tragicamente prelevati, morivano a migliaia, senza apparenti motivi comprensibili.
Ma la barbarie non termina qui. Sono noti infatti molti campi di detenzione clandestini o addirittura campi di concentramento (immagine sopra). Se i “condannati” non morivano da sé, spesso subivano torture e poi venivano giustiziati. L’ultimo passo, forse il più orrendo, riguardava la fine che facevano le salme dei defunti. Molti finivano in fosse comuni, molti altri facevano un una fine ancora più orrenda.
Tragicamente noti sono infatti i voli della morte. I corpi dei Desaparecidos erano caricati su degli aerei e in seguito gettati nell’Oceano Atlantico o nel Rio de la Plata. Una pratica a dir poco barbara che privava i familiari delle vittime anche della possibilità di conoscere la fine dei propri cari e di riavere indietro i loro resti. Proprio con lo scopo di conoscere qualcosa sulla fine dei propri figli, nacque l’associazione delle Madri di Plaza de Mayo, in Argentina, nazione principalmente interessata da tale fenomeno insieme al Cile.
Se vogliamo trovare un elemento positivo in tutta la vicenda dobbiamo attendere gli anni ’90 inoltrati. Nel 1992 la sparizione forzata è condannata dalle Nazioni Unite. Sei anni più tardi, nel 1998, l’art. 7 dello Statuto di Roma, la condanna come crimine contro l’umanità. Non possiamo che concludere dicendo “Nunca Mas!“, ovvero “Mai più!” dal nome del rapporto che restituì una parziale verità sull’accaduto dopo il ritorno della democrazia nei paesi sudamericani interessati.