Almanacco del 3 maggio, anno 1808: vicino Madrid le truppe di occupazione francesi organizzano un eccidio sommario di civili in risposta alle rivolte iniziate il giorno prima. La crudele fucilazione scioccò anche uno dei più famosi pittori dell’epoca, Francisco Goya, che decise di darne imperitura memoria trasponendolo su tela. El tres de mayo de 1808 rimane uno dei quadri più celebri dell’artista spagnolo e fornisce l’immagine forse più vivida di quella terribile giornata.
Ma facciamo un passo indietro. Alla fine del primo decennio del XIX secolo, l’Europa continentale é sotto l’indiscussa dominazione della Francia napoleonica. Solamente la Gran Bretagna le resiste ancora, protetta dal mare e dalla sua poderosa flotta. Dopo aver rinunciato all’invasione, Napoleone decreta il Blocco Continentale contro le merci britanniche, ma il Portogallo, storico alleato di Londra, si rifiuta di applicarlo.
Da Parigi, quindi, l’imperatore ne decide l’occupazione. Concorda la spartizione del paese lusitano con la Spagna, che in cambio accetta di lasciar passare le truppe francesi sul suo territori. La Spagna è un fedelissimo alleato di Napoleone: anzi, si può dire che fosse praticamente uno stato cliente della Francia.
L’azione franco-spagnola ottiene una facile vittoria sulle truppe portoghesi. La famiglia reale fugge dal paese, che viene sottoposto all’occupazione francese. La presenza di un importante contingente francese sul territorio spagnolo cominciò a creare malumori alla corte madrilena, che già non vedeva di buon occhio il sovrano, Carlo IV di Borbone, considerato inadeguato a ricoprire il suo ruolo.
Del malcontento interno ne approfitta il giovane principe ereditario Ferdinando, il quale destituisce il padre ascendendo al trono. In questa crisi istituzionale si inserisce Napoleone, che riesce a deporre Ferdinando, più ostile del padre verso Parigi, e porre la corona spagnola sul capo del fratello Giuseppe Bonaparte.
La popolazione spagnola, però, non si mostra contenta del cambio di monarca e il 2 maggio 1808, giorno del trasferimento in Francia della famiglia reale, insorge contro gli occupanti. In risposta alla rivolta, viene organizzata una rappresaglia, fucilando centinaia di civili e ribelli rastrellati dai villaggi vicino a Madrid.
Tuttavia, quell’esecuzione sommaria conferì ancora più vigore all’insurrezione spagnola. La guerriglia che seguì nei successivi anni consumò le risorse militari dell’Impero napoleonico e contribuì in maniera importante alla sua caduta. La Guerra di indipendenza spagnola terminò nel 1814 con la restaurazione di Ferdinando VII sul trono ispanico.
Nella sua rappresentazione del 3 maggio 1808, Goya punta molto sui sentimenti dei personaggi sulla scena, giocando con i colori e la fisiognomica. Da un lato il plotone di esecuzione, avvolti dal buio della loro crudeltà. Al centro vi è l’uomo che sta per essere fucilato, illuminato dal suo coraggio di guardare negli occhi i suoi carnefici, quasi a volerli sfidare. Più defilati, nel griglio della penombra, si stagliano gli altri condannati, presi dalla disperazione, e il cadavere di uomo appena fucilato. Il grande impatto emotivo di questo quadro serve a Goya anche per trascendere la semplice volontà di ricordare quell’evento. Intende infatti esprimere anche un messaggio universale di denuncia della tragicità della guerra, risaltando i suoi risvolti più tremendi.