Almanacco del 3 gennaio, anno 1889: durante il suo breve soggiorno torinese, il filosofo Friederich Nietzsche ha un crollo psichico di grave entità. L’episodio passerà alla storia come “la vicenda di Nietzsche e del cavallo”. Seppur di esigua durata, la permanenza del pensatore nichilista nella città di Torino fu di grande rilevanza, tanto per la sua prolificità filosofico-letteraria, quanto per gli aneddoti verificatisi nel mentre.
Uno di quest’ultimi si concretizzò la mattina del 3 gennaio 1889. Quel giorno Friederich Nietzsche uscì dal suo appartamento in via Carlo Alberto per dirigersi in via Po. L’intenzione era quella di compiere una breve passeggiata nella città che tanto stava apprezzando. Lungo il tragitto il filosofo notò un cocchiere maltrattare uno dei suoi cavalli. Le frustate e i calci fecero scattare qualcosa nella testa di Nietzsche, il quale accorse dal povero animale. In uno sprazzo di insolita affettuosità lo abbracciò e lo baciò, versando copiose lacrime. Immediatamente dopo l’uomo cadde a terra in preda a spasmi muscolari.
Alcuni presenti si apprestarono a riaccompagnare Nietzsche nelle sue stanze, mentre egli in preda al delirio sosteneva di essere Dionisio o Gesù crocifisso. Sull’aneddoto sono subito sorte delle questioni ancora oggi non del tutto risolte. Ad esempio alcuni volti noti vicini al filosofo tedesco sostengono come quel 3 gennaio altro non fosse avvenuto che un semplice mancamento. Esistono altresì testimoni oculari che hanno riportato con lucidità la cronaca del cavallo. La verità, come spesso accade, è nascosta sotto una fitta nube di speculazioni.
Ciò che invece risulta inequivocabile è l’effettivo crollo mentale che l’autore di Così parlò Zarathustra sperimentò all’indomani dello svenimento. Infatti sono proprio di quell’arco temporale i cosiddetti “biglietti della follia“, lettere in cui egli si firmò con il nome di Dionisio o ancora di Gesù Cristo crocifisso, spedite ad una vasta platea di personalità in qualche modo a lui collegate: parenti, conoscenti, pensatori, persino ad autorità come il cardinale Tindaro (all’epoca segretario di Stato della Santa Sede) e il re d’Italia Umberto I di Savoia.
Il 9 gennaio Franz Camille Overbeck, teologo protestante, stretto amico di Nietzsche nonché destinatario di uno dei biglietti della follia, raggiunse la prima capitale del Regno d’Italia. Overbeck prelevò il filosofo e con il beneplacito della autorità sabaude lo portò a Basilea, in un ospedale psichiatrico. Quello sarebbe stato il primo passo verso il definitivo cedimento. Friederich Nietzsche trascorse i successivi 11 anni della sua vita in completa catatonia, spirando all’alba del nuovo secolo, il 25 agosto 1900.
Torino ricorda con gioia il passaggio di una simile mente eccelsa, nonostante il presunto attacco di follia. Una targa in via Carlo Alberto 6 recita: “In questa casa Federico Nietzsche conobbe la pienezza dello spirito che tenta l’ignoto, la volontà di dominio che suscita l’eroe. Qui, ad attestare l’alto destino e il genio, scrisse Ecce Homo, libro della sua vita. A ricordo delle ore creatrici, primavera autunno 1888, nel primo centenario della nascita la città di Torino pose”.