Almanacco del 29 marzo, anno 1090: a questa data risale il primo documento ufficiale che attesta l’esistenza e il funzionamento dello “Spedale” di Santa Maria della Scala a Siena. Si tratta di un edificio dalla valenza storica assoluta, in quanto uno degli ospedali più antichi dell’intero continente europeo. Non solo, perché si narra che fin dai primi decenni dalla sua fondazione, lo Spedale senese svolgesse anche la funzione di xenodochio. Esauriti i doveri clinico-sanitari, oggi Santa Maria della Scala a Siena è un meraviglioso complesso museale, imperdibile per chi trascorre anche solo una giornata nella città toscana.

L’intento dell’articolo è tuttavia quello di approfondire la questione del documento datato 29 marzo 1090. Di cosa si tratta e, soprattutto, perché risulta essere così importante ai fini della vicenda? L’ospedale non nacque nel bel mezzo del nulla, questo lo si capisce in fretta, trovandosi a pochi passi dal Duomo di Siena.
Leggenda permettendo (adesso spiego il perché), la struttura venne edificata per volere dei canonici del Duomo. La costruzione sorse su un’area precedentemente abitata fin dal tempo dei Romani. Lì si trovava un impianto termale del IV-V secolo d.C., parzialmente smantellato durante il periodo della guerra greco-gotica, poi riutilizzato come campo santo per le sepolture.

Nel IX secolo si iniziò a posizionare le prime pietre dello Spedale, abbattendo gli edifici in legno preesistenti e inglobando quelli in muratura (che nelle fonti postume prenderanno il nome di cellae). Ho tirato in ballo una leggenda, perché a Siena, come del resto in tutta Italia, le voci popolari, per quanto possano essere lontane dal vero, spesso risultano vitali per la comprensione del luogo al quale si riferiscono, al pari delle prove materiali/documentali. Questo racconto medievale senese indica un calzolaio di nome Sorore, morto nell’898, come fondatore dell’istituzione. Ma il primo documento storico che ne attesta l’esistenza e la funzione e un atto notarile del 29 marzo 1090.

Suddetto atto riconobbe l’ospedale di Santa Maria della Scala come ente autonomo, delimitandone le funzioni. Infatti all’epoca del documento, la struttura svolgeva prevalentemente compiti d’accoglienza per i pellegrini viandanti lungo la Via Francigena. Fu all’incirca un secolo dopo, sul finire del XII secolo, che l’odierno complesso cominciò a prendere forma, diversificando le sue finalità. Oltre ad essere uno xenodochio (tra i più antichi d’Italia), implementò i servizi d’assistenza e di cura per i malati. Lo Spedale si distinse anche come brefotrofio per i bambini illegittimi abbandonati.

Sia il comune di Siena che la diocesi dispiegarono uomini per la gestione del complesso, dando vita ad una collaborazione tra laici ed ecclesiastici. In virtù di ciò, nel XIII secolo l’ospedale accumulò un patrimonio notevole grazie a donazioni e lasciti testamentari. Un tesoro tale per cui, pur mantenendo una gestione stratificata, riuscì ad acquisire terreni agricoli, mulini e botteghe per il sostentamento economico.

Entro il contado senese, dove si notava lo stemma con scala e croce, significava che fin lì si era estesa l’autorità dello Spedale. A completare il quadro: nel 1300 circa grazie all’opera di Agostino Novello, un frate agostiniano, l’istituzione si dotò di un proprio statuto giuridico.
Nel corso dei secoli, Santa Maria della Scala sviluppò un sistema avanzato di cura dei malati e gestione della povertà, diventando un modello per gli ospedali medievali in Italia e in Europa.