Almanacco del 29 maggio, anno 1453: Costantinopoli, dopo un assedio durato quasi due mesi, cade nelle mani del sultano turco Mehmet II. La fine del millenario Impero Romano d’Oriente segna l’inizio dell’apogeo di un altro maestoso impero, quello ottomano, che assume immediatamente la Nuova Roma quale sua capitale. L’intero mondo cristiano dell’epoca rimane scioccato: quella che per secoli era stata la barriera dell’Europa contro l’Islam è ora caduta in mani musulmane. Ma come é stato possibile giungere a ciò?
Alla metà del XV secolo, l’Impero Romano d’Oriente è ormai ridotto alla capitale, Costantinopoli, e a qualche territorio sparso in Grecia, strozzato fra i possedimenti turchi. La sua capacità di autonomia politica é ormai pressoché inesistente, in quanto la sua sopravvivenza dipende dall’aiuto bellico fornito dall’Occidente cristiano o da fortune improvvise. Ad esempio, l’assedio ottomano del 1402 si era interrotto dato che il sultano Bayezid I era stato sconfitto e catturato nel corso della Battaglia di Ankara da parte del sovrano persiano-mongolo Tamerlano. Le lotte intestine fra i suoi figli avevano consentito ai Romani di riprendere fiato ma, non appena si era conclusa la guerra civile, la pressione ottomana su Costantinopoli era ritornata più vigorosa di prima.
Nel 1438, dunque, il Basileus Giovanni VIII Paleologo è costretto a richiedere nuovamente l’aiuto dei cristiani d’Occidente. Costoro si erano spesso mostrati riluttanti ad intervenire, sia perché impegnati a risolvere controversie interne, sia per rivalità fra i diversi stati e staterelli. Nel 1396 si era riusciti a trovare una convergenza all’interno dello schieramento occidentale che aveva portato ad un spedizione militare congiunta contro gli Ottomani. Tuttavia, le buone intenzioni si erano spente presso la città di Nicopoli, dove i Turchi avevano ottenuto una decisiva vittoria.
Giovanni VIII si appella alla mediazione del pontefice, Eugenio IV, che in quel momento sta celebrando un concilio a Firenze. Lo raggiunge accompagnato da un nutrito corpo diplomatico composto anche dal Patriarca di Costantinopoli. In cambio di un aiuto militare dell’Occidente, l’imperatore accetta di riunificare la Chiesa ortodossa con quella cattolica, ancora separate dopo lo Scisma del 1054. Questo significava in pratica la sottomissione della Chiesa d’Oriente al potere del Papa, un rospo assai pesante da dover ingoiare ma ritenuto fondamentale per ricevere il fondamentale intervento occidentale contro i Turchi.
Una volta riunificate le due Chiese, come da accordi il Pontefice proclama la crociata contro gli Ottomani. Alla chiamata rispondono però pochi stati, quelli che più ne sentivano la minaccia perché vicini ai loro confini: Ungheria, Polonia, Lituania, Boemia, Valacchia e Moldavia. Ma anche in questo caso, il corpo di spedizione cristiano subisce una pesantissima sconfitta da parte dei Turchi presso Varna, nel 1444. L’ultima speranza per i Romani si infrange dinnanzi le schiere del sultano Murad II: a Costantinopoli capiscono che ormai è solo questione di tempo.
E infatti, il 6 aprile 1453 le armate del sultano Mehmet II, figlio di Murad II, giungono sotto le Mura Teodosiane, l’impenetrabile cinta muraria che da un millennio protegge la città di Costantino. Costantino XI, succeduto al fratello Giovanni VIII, richiede nuovamente l’aiuto occidentale. Da Genova salpa alla volta di Costantinopoli il generale Giovanni Giustiani Longo con 700 volontari. La repubblica marinara ligure, infatti, manteneva un atteggiamento doppiogiochista: non intendeva né perdere i suoi avamposti commerciali nell’Impero Romano d’Oriente né rompere i proficui rapporti commerciali con l’Impero ottomano. Perciò non risponde direttamente alla chiamata romana, ma lascia che parta la spedizione di Giustiniani Longo.
I Romani si chiudono dentro le possenti mura, nella disperata illusione che possano proteggerli ancora una volta. Ma i Turchi dispongono di un nuovo e potentissimo cannone. Per oltre un mese, gli assedianti bombardano le mura e si scontrano con gli assediati nelle brevi sortite da loro compiute. Alla fine di maggio, dopo i ripetuti rifiuti di Costantino XI di arrendersi, Mehmet II decide di avviare l’assalto finale.
La sera del 28 maggio si celebra l’ultima messa cristiana in Santa Sofia. La mattina del 29 maggio, il sultano ordina di attaccare nel punto più vulnerabile delle mura, quello situato presso la Porta d’Oro. Dopo tre assalti, i Turchi riuscirono ad aprire una breccia. L’imperatore Costantino XI si gettò nella mischia in un ultimo eroico tentativo di salvare la sua città, ma tutto ovviamente è vano e lui stesso vi perde la vita. Costantinopoli é perduta per sempre, così come l’Impero millenario di cui essa era l’ultimo baluardo.