Almanacco del 26 marzo, anno 1999: il virus Melissa infetta i sistemi di posta elettronica di tutto il mondo. Si tratta di uno dei primi “disastri digitali” dell’evo contemporaneo. Essere sempre connessi e raggiungere facilmente mete prima inimmaginabili è senza dubbio un bene, ma come ogni cosa ha un lato potenzialmente negativo.

È il 1999 e la posta elettronica è uno dei mezzi informatici che per prima si sviluppa e si diffonde nell’intero globo. I tecnici elettronici e gli hacker, ancora una volta due lati della stessa medaglia, iniziano ad assumere sempre maggiore peso e importanza.
Il protagonista di oggi sarà proprio una personalità appartenente al secondo gruppo, a quei burloni elettronici che si divertono a mandare per aria interi sistemi informatici. Quel 26 marzo, il programmatore americano David Smith lancia “Melissa“ , il virus programmato grazie ad un linguaggio integrato Windows, ovvero il Visual Basic for Applications (VBA).

L’attacco è letale e molto efficace. Quale è l’esca? Nemmeno a dirlo, i contenuti per adulti sono lo specchietto per le allodole. E quel giorno di allodole in giro per il mondo se ne vedranno a bizzeffe. Il virus colpisce tutti i sistemi operativi Microsoft Windows 95, Windows 98 e Windows NT, praticamente la maggior parte di quelli esistenti. Il vettore sarà, come detto in apertura, il sistema di posta elettronica.
Una strana mail contenente un allegato nominato “LIST.DOC” arriva a svariati utenti e li attira poiché contenente una lista di siti per maggiorenni. Se la si apre e sul computer è presente Microsoft Outlook è poi la fine: il virus rigira la mail in autonomia ai primi 50 contatti della rubrica. Ma non è finita ancora qua. Come nella realtà, anche nel mondo digitale il virus si riproduce creando delle varianti: Melissa.A, Melissa.O e Melissa.U. e molte altre.

Chiudiamo con una piccola curiosità sul nome di questa burla mondiale. Melissa era una spogliarellista di Miami conosciuta da David Smith, il programmatore che, nel giro di pochissimo tempo, infettò centinaia di migliaia di computer in tutto il mondo. Addirittura la Microsoft sospese i suoi servizi per qualche tempo per meglio arginare il propagarsi indisturbato di uno dei primi virus elettronici della storia.