Storia Che Passione
Accadde oggi: 25 dicembre

Accadde oggi: 25 dicembre

Almanacco del 25 dicembre, anno 390: Teodosio, augusto dei Romani dal 379, è costretto alla penitenza da Ambrogio, autorità cristiana di spicco e vescovo di Milano, dopo gli eventi di Tessalonica del medesimo anno. L’accaduto rappresentò un precedente clamoroso, perché fornì il presupposto storico al potere spirituale di ergersi al di sopra di quello temporale. Quel Natale del 390 fu l’inizio di una controversa e plurisecolare contesa, inimmaginabile persino ai più avveduti e perspicaci osservatori dell’epoca.

Accadde oggi: 25 dicembre

Impossibile tuttavia comprendere il gesto di Teodosio senza tirare in ballo le premesse del caso. Nella primavera del 390 a Tessalonica (Salonicco se preferite) scoppiò un caso popolarissimo. Un intreccio di amore, gelosia e competizione scaturì un’imponente ribellione. C’entravano tre uomini: da una parte Buterico, generale goto e magister militum di Teodosio; dall’altra l’auriga più famoso della città, idolo delle folle e per questo apparentemente intoccabile. E il terzo personaggio? Giusto, egli era l’oggetto del contendere amoroso, un ragazzo al quale aspiravano entrambi, tanto Buterico quanto l’auriga. Altre fonti tendono ad indicare l’auriga come unico pederasta, ma non è questo il punto della questione.

Accadde che il generale Buterico, avvalendosi della propria posizione di potere, fece arrestare il campione. Non l’avesse mai fatto! Tessalonica, molto legata alla tradizionale corsa dei carri, si rivoltò contro il barbaro generale, linciandolo in pubblica piazza nel mese di luglio. La notizia si sparse per tutto l’impero e giunse ben presto alla corte milanese di Teodosio (Milano era una delle capitali imperiali). L’augusto ordinò una rappresaglia: con la scusa di voler organizzare i ludi all’interno del circo romano, i soldati serrarono al suo interno un decimo della popolazione tessalonicese. Ultime precauzioni prima di un massacro quasi senza precedenti, se si pensa che gli ordini provenivano direttamente dall’imperatore, Teodosio poi detto il Grande.

25 dicembre

La falce della morte non discrimina nessuno, ma nemmeno quella dell’autorità imperiale si fa troppi patemi. Morirono all’incirca in 7.000 tra uomini e donne, anziani e persino bambini. L’orrore dell’episodio avvenuto in agosto spinse Ambrogio, aristocratico latino vecchia scuola, ex funzionario imperiale d’alto rango, allora autorevole vescovo di Milano, a riprendere Teodosio. Solo lui, dall’alto della sua influenza, poteva permettersi un tale azzardo. Rimproverare l’imperatore; non una cosa da tutti i giorni. Teodosio rinvenne e firmò un contrordine da spedire all’istante a Tessalonica, così da fermare l’eccidio. Arrivò, sì, ma dopo la decimazione.

Sulla testa dell’imperatore, che ricordiamolo, è un cristiano sincero e convinto, pende come una spada di Damocle l’anatema più esecrabile: la scomunica. Ambrogio si fa avanti e scrive all’imperatore una missiva in cui lo pone di fronte ad un bivio, penitenza o condanna eterna. Nell’epistola si legge:

«Ti scrivo non per umiliarti, ma perché gli esempi dei re ti spingano a cancellare dal tuo regno questo peccato. Lo cancellerai umiliando la tua anima davanti a Dio».

25 dicembre Ambrogio e Teodosio

Nella notte tra il 24 e il 25 dicembre l’imperatore si denudò della porpora, mettendosi in tunica. A passo lento entrò nella basilica Portia di Milano, decorata per l’occasione, e senza pensarci si diresse sul sagrato. In ginocchio l’augusto, ora semplice timorato di Dio, chiese a quest’ultimo di espiare ogni peccato, il tutto dietro la regia del vescovo di Milano. Ambrogio quel 25 dicembre del 390 affermò per la primissima volta una superiorità morale della Chiesa sull’Impero, determinando forse l’instaurazione di una velleità monarchica in seno all’ecclesia romana.