Almanacco del 24 settembre, anno 622: il profeta Maometto termina la sua Egira (dall’arabo هجرة, hijra, traducibile in “emigrazione”), iniziata con l’abbandono della natia Mecca e conclusasi con l’arrivo a Yathrib, poi nota come Medina (o per meglio dire Madīnat al-Nabī, “Città del Profeta”). Con questo evento si fa ricorrere convenzionalmente l’inizio dell’era musulmana.
Maometto – che già in passato si era cimentato in una Piccola Egira (614/615) – per la nuova fede professata si sentì sempre più osteggiato dai membri dei Quraysh (la tribù araba stanziatasi a partire dal VII secolo a La Mecca). D’altronde qualche anno prima, esattamente nel 619, Maometto aveva perso il suo più grande protettore presso La Mecca, lo zio Abū Tālib. Sempre più isolato, il profeta colse l’occasione presentatasi nel 622. Alcune tribù di Yathrib lo chiamarono per svolgere il ruolo di arbitro super partes nelle conteste ivi generatesi. Maometto accettò la proposta e iniziò la sua Egira il 9 di settembre del 622 (secondo il calendario giuliano, 26 safar secondo il calendario islamico).
Stando alla tradizione, il viaggio fu lungo e tedioso. La distanza, allora come oggi, tra La Mecca e Medina era ed è di circa 340 km. Itinerario non semplice per Maometto e i suoi più fedeli amici, tra i quali spiccava Abū Bakr (successore del profeta, dunque “khalīfa“, “califfo”). Sulla groppa dei dromedari, il gruppo giunse faticosamente a destinazione il 24 settembre 622 (il 12 Rabīʿ, sempre secondo il calendario lunare islamico).
Adempiendo al suo dovere di giudice imparziale, il profeta imporrà la cosiddetta “Costituzione di Medina“. Nell’atto pratico, la decisione comporterà l’unione sociale e religiosa tra le componenti tribali medinesi e i fuoriusciti meccani. Egira significa anche questo: la cessazione dei vincoli tribali dinnanzi all’unione dei fedeli, accomunati dal credo monoteistico sulla scia di ebraismo e cristianesimo. Nasceva con quelle prerogative l’umma, ossia la comunità islamica.
A Medina il profeta Maometto getterà le basi consuetudinarie, legislative e istituzionali del futuro Stato Islamico. Ecco perché l’Egira va inquadrata anche in questo senso. Errato figurarla come una semplice ed efficace “fuga”, più corretto definirla come un processo di costituzione statale. Inizialmente fu predisposta l’eliminazione (previo avviso d’allontanamento) per coloro i quali non si fossero adeguati alla nuova fede. Ad esempio la comunità ebraica di Medina risentì di questa disposizione.
Maometto ammorbidì la linea quando decise che le minoranze cristiane ed ebraiche avrebbero potuto professare il loro credo, divenendo così “protetti” (“dhimmi“), in cambio di un tributo economico. La nuova religione, pur sempre inquadrata nel ristretto cerchio del Libro, si sarebbe dotata di nuovi luoghi di culto, le moschee. Luoghi di aggregazione religiosa, per l’appunto, nei quali i musulmani avrebbero pregato Allah orientandosi verso La Mecca. Quella Mecca che il profeta abbandonò dando vita ad uno degli eventi storici più importanti nella storia dell’umanità.