Almanacco del 23 ottobre, anno 1956: inizia la Rivoluzione Ungherese. Un moto volontario, di studenti, operai e persone normalissime, che si trasformerà in una catastrofe dagli effetti mondiali data l’interconnessione dei fenomeni dell’epoca di Guerra Fredda. Ci troviamo ad est della cortina di ferro, quindi in territorio di influenza (e anche qualcosa in più n.d.r.) sovietica. Vediamo come inizia dunque questa rivoluzione e come volgerà tragicamente al termine.
Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale le truppe sovietiche si trovavano in gran numero sul suolo ungherese. L’influenza comunista era sempre più pressante e opprimente: 160.000 cittadini di origine tedesca furono costretti ad abbandonare la nazione, gli altri partiti politici silenziati e le forme di opposizione ridotte al minimo. Si arrivò in questa clima alle votazioni del 1947. Nemmeno a dirlo, le vinse il Partito Comunista, suggellando definitivamente il controllo del paese.
Da lì ai successivi 9 anni si seguì un rullino di marcia molto noto ai paesi sotto l’influenza russa. Collettivizzazione delle campagne, forte industrializzazione, debiti verso l’URSS e inibizione dell’iniziativa privata. Nel tempo ciò portò l’Ungheria, soprattutto gli strati sociali più bassi, verso un progressivo impoverimento, ergo il malcontento popolare crebbe a dismisura.
In questi casi la forma più convenzionale di incanalare i sentimenti negativi è quella della manifestazione pubblica. Ciò successe a partire da quel fatidico 23 ottobre del 1956. Partita come dimostrazione di solidarietà agli operai di Poznań, in Polonia, che protestavano per motivi simili, ben presto la manifestazione si ingrossò e si arrivò allo scontro diretto con le forze di polizia e con l’esercito. In un primo momento però le cose volsero a favore del popolo, anch’esso massivamente in armi. L’Ungheria ebbe un nuovo premier, Imre Nagy, che ordinò il ritiro delle truppe e fece delle concessioni tramite 16 punti di programma.
Il Partito Ungherese dei Lavoratori lasciava il posto (dopo il suo scioglimento) al Partito Socialista Operaio Ungherese, a favore delle riforme. Il paese usciva contestualmente dal Patto di Varsavia e anche il cardinal Mindszenty usciva di prigione. Abbiamo parlato di lui in separata sede, qui si ricordi che fu un personaggio importante della rivoluzione. Siamo al 1° di novembre, e le cose continuano ad andare bene, ma ancora per poco.
Solamente due giorni dopo il KGB arresta il ministro della difesa ungherese a sorpresa e arriva con i suoi carri armati a sedare la rivolta. Anche Nagy finisce arrestato (poi “processato” e giustiziato due anni dopo) per aver condannato l’atto russo. Finiva così la Rivoluzione dell’Ottobre Ungherese: 500 morti, decine di migliaia di persone internate in campi di lavoro ed oltre 200 mila che lasciarono il paese. Arrivava davvero l’autunno in Ungheria, le foglie cadevano e la luce diventava fioca, non c’era ancora la primavera per il popolo ungherese.