Almanacco del 23 agosto, anno 1939: a Mosca Unione Sovietica e Germania concordano un patto di non aggressione, meglio conosciuto come “Patto Molotov-Ribbentrop”, dal nome dei ministri degli esteri dei due Paesi che apposero la propria firma. Non si tratta di un accordo qualsiasi. Innanzitutto, è stipulato fra due contraenti ideologicamente e geopoliticamente opposti. Poi, sarà proprio questa intesa a conferire il nulla osta sostanziale a Berlino per aprire le danze. Una settimana dopo, infatti, l’invasione tedesca della Polonia avvierà la Seconda Guerra Mondiale. Ma procediamo con ordine.
Alla fine degli anni Trenta, la Germania è ormai pronta a scendere in guerra per riaffermare la propria potenza e per dare seguito all’ideologia nazionalsocialista di costruzione di una “Grande Germania” che riunisca in una sola nazionale tutti i popoli di lingua tedesca. Berlino coltiva desideri di conquista soprattutto nei confronti della vicina Europa Orientale, ricca di risorse naturali e umane. Tuttavia, l’alto comando tedesco vuole evitare un conflitto su più fronti, conscio del fatto che sia stato una delle cause della sconfitta patita nella Prima Guerra Mondiale.
Perciò si muove diplomaticamente per evitare l’accerchiamento. Stipula un’alleanza con l’Italia e poi cerca di dividere l’Unione Sovietica da Francia e Gran Bretagna. Queste ultime, infatti, non vedono di buon occhio il gigante staliniano e, inoltre, non rispondono con risolutezza all’aggressività tedesca. Non muovono un dito quando la Germania rioccupa militarmente la Renania (smilitarizzata dal Trattato di Versailles) e quando annette l’Austria. Questo perché la linea di politica estera di Londra e Parigi segue la ricetta dell’Appeasement (“riappacificazione”).
Il suo fine ultimo è quello di scongiurare lo scoppio di un nuovo conflitto europeo, anche a costo di fare ignominiose concessioni alla Germania. Ciò accade, ad esempio, durante la Conferenza di Monaco, nella quale francesi e inglesi accordano la cessione a Berlino dei Sudeti, territorio cecoslovacco di lingua tedesca, senza nemmeno consultare il parere di Praga, in cambio dell’assicurazione che la Germania non avrebbe attaccato la Cecoslovacchia.
Anche l’Unione Sovietica non è invitata a Monaco, benché Stalin, conscio delle mire espansioniste tedesche verso est, abbia provato ad avvicinarsi a Francia e Gran Bretagna. Tuttavia, incontrata la sfiducia anglo-francese, il leader sovietico decide che per salvare la madrepatria sia necessario un accordo con i nemici storici. Che sia necessario, insomma, mettere da parte l’ideologia per fare posto al pragmatismo. E così iniziano le trattative.
Pure in Germania capiscono che sia conveniente per il momento un’intesa con Mosca. Infatti, sono ormai vane le speranze di neutralità di Francia e Gran Bretagna in un conflitto con l’URSS. Berlino ha infatti disatteso gli accordi di Monaco invadendo la Cecoslovacchia e sia Londra che Parigi hanno compreso che non è più possibile trattare. Minacciano la dichiarazione di guerra qualora le truppe tedesche dovessero varcare i confini della Polonia, nazione sulla quale i tedeschi avanzano rivendicazioni territoriali. Appare quindi assolutamente logico accordarsi con i sovietici, i quali condividono velleità di conquista sulla nazione polacca.
E così il 23 agosto 1939 avviene l’impensabile. Joachim von Ribbentrop per la Germania nazionalsocialista e Vjaceslav Molotov per Unione Sovietica firmano un patto di non aggressione a cui è allegato anche accordo segreto di spartizione della Polonia e dell’intera Europa Orientale. In sostanza, viene posta una linea di demarcazione lungo i fiumi Vistola, Narew e San. I territori ad est di essa erano di pertinenza sovietica, quelli ad ovest di pertinenza tedesca.
Con le spalle coperte, l’alto comando tedesco sente che è arrivato il momento. Il 1° settembre 1939 la Germania avvia l’invasione della Polonia, a cui seguì tre giorni dopo la dichiarazione di guerra anglo-francese alla Germania. Il 15 settembre 1939 Mosca varca il confine polacco, giungendo presto alla linea concordata neanche un mese prima. Il Patto Molotov-Ribbentrop funziona alla perfezione. E avrebbe funzionato altrettanto bene fino al 22 giugno 1941, fino alla colossale invasione tedesca dell’Unione Sovietica.