Storia Che Passione
Accadde oggi: 22 marzo

Accadde oggi: 22 marzo

Almanacco del 22 marzo, anno 1622: nella colonia della Virginia, il giorno del venerdì santo, si consuma l’infausto massacro di Jamestown. Orchestrata da Opechancanough, capo dei Powhatan, l’incursione su larga scala compiuta dai nativi americani a danno dei coloni inglesi insediati nella Virginia si contraddistinse come una delle fasi più violente nei rapporti tra indigeni e coloni nel Nord America del XVII secolo. L’evento, subito di risalto internazionale – a Londra la cicatrice rimase per almeno un ventennio – alterò radicalmente la politica coloniale britannica, da quel 22 marzo 1622 posizionata decisamente su istanze massimaliste e culturalmente distaccate.

Accadde oggi: 22 marzo

Importante premessa: la data del 22 marzo 1622 è riportata secondo il computo del calendario giuliano, vigente in Inghilterra fino alla metà del XVIII secolo. Per il calendario gregoriano, all’epoca dei fatti adottato dai paesi cattolici europei ma non dall’anglicana Inghilterra, il massacro di Jamestown risale al 1° aprile 1622.

Tornando a noi, quali furono gli antefatti dell’eccidio che costò la vita a 347 coloni, ossia un terzo dell’intera popolazione di Jamestown, capoluogo della Virginia coloniale? Le relazioni tra nativi e inglesi dopo la fondazione della suddetta città (1607) poterono dirsi tutto fuorché lineari. Ad esempio, visto l’attrito tra le due parti, scoppiò una prima guerra anglo-powhatan, la quale si protrasse per quattro anni dal 1609 al 1613 e che si concluse con una normalizzazione dei rapporti, sugellata dal famoso matrimonio dell’indigena nonché figlia minore del capo tribù, Pocahontas, con il colono John Rolfe, coltivatore ed esportatore di tabacco.

22 marzo arrivo dei coloni inglesi

Nonostante ciò, la tensione rimase una costante. Quando l’accomodante Wahunsenacawh venne a mancare, al vertice della Confederazione Powhatan si pose suo fratello, l’ostile Opechancanough. Quest’ultimo, a differenza del defunto fratello, non credeva in una distensione delle relazioni con gli europei, ritenuti infidi, opportunisti e approfittatori. Non aveva tutti i torti. Fatti alla mano, dal 1614, perciò a partire dal primo anno di pace in Virginia, gli inglesi si appropriarono lentamente di sempre più appezzamenti di terreno destinati secondo gli accordi ai Powhatan. Il nuovo capo della confederazione tribale coltivava da tempo il desiderio di vendicarsi di tutti i soprusi subiti. Ebbe l’opportunità di mettere a frutto tali brame nel marzo del 1622.

A quel tempo un fidato consigliere di Opechancanough venne assassinato per mano di un colono. Di tutta risposta, la mattina del 22 marzo 1622 il capo Powhatan lanciò un attacco a sorpresa coordinato contro gli insediamenti inglesi lungo il fiume James. I Powhatan avevano pianificato l’assalto in modo meticoloso: i guerrieri nativi entrarono negli insediamenti in modo apparentemente pacifico, con la scusa di scambiare merci, per poi sferrare un assalto inaspettato.

22 marzo colonie europee in Nord America

Nel giro di poche ore, 347 coloni inglesi (su una popolazione di circa 1.200) furono uccisi. Tra le vittime vi furono uomini, donne e bambini. Gli attacchi colpirono Jamestown e diversi insediamenti vicini (31 per l’esattezza). I nativi devastarono le piantagioni e bruciarono gli edifici. Tuttavia Jamestown riuscì a resistere grazie a un avvertimento tempestivo di un convertito cristiano Powhatan, che mise in allarme la colonia principale poco prima dell’incursione.

A seguito del massacro di Jamestown, Opechancanough ordinò ai suoi di assumere un atteggiamento attendista, convinto che dopo la batosta gli inglesi avrebbero accettato la superiorità bellica dei Powhatan. Di conseguenza sarebbero tornati a consigli più miti, restituito le terre sottratte e rivisto gli accordi prebellici. Questa convinzione potrebbe apparire assurda agli occhi di un occidentale (oggi come allora), ma non era assolutamente fuori luogo per i nativi. Le differenze culturali portarono Opechancanough a commettere questo grande errore di valutazione, sottostimando la risposta inglese, che di lì a poco si sarebbe presentata in tutta la sua violenta entità.

22 marzo 1622 massacro di Jamestown

La notizia della strage circolò parecchio, tanto fra le colonie del Nord America quanto nel Vecchio Continente. A Londra si ribaltò la prospettiva positiva che timidamente si era imposta tra i circoli intellettuali. Questa lasciò ampio margine all’ottica del selvaggio “cattivo, retrogrado e spietato”. I coloni inglesi adottarono una politica di guerra totale, avviando una serie di campagne militari contro i Powhatan. Nei successivi dieci anni, i coloni inglesi compirono raid punitivi, distruggendo villaggi, uccidendo guerrieri e privando le tribù delle risorse necessarie alla sopravvivenza. Arrivati ai primi anni ’40 del XVII secolo, la popolazione nativa in Virginia era decimata del 93%.

Contribuì al processo genocidario un fattore da non sottovalutare. Nel 1624 la Virginia divenne a tutti gli effetti una colonia reale britannica. Significava un completo assoggettamento della colonia alla corona. Quindi ella non doveva più esercitare indirettamente la sua autorità attraverso la Compagnia commerciale della Virginia con sede a Londra. Sul piano pratico, la novità si tradusse in un impulso alla colonizzazione del territorio, supportato anche dai favoriti della corona e non più esclusivamente da attori economico-commerciali.

22 marzo Confederazione Powhatan

L’ultimo spasmo di ribellione da parte indigena si ebbe nel 1644. A muovere le pedine dell’assalto si trovava ancora un vecchio e ormai debilitato Opechancanough. L’episodio portò alla morte di circa 500 coloni. Un numero comunque impressionante, ma le cose erano cambiate. In Virginia vivevano più di 5.000 inglesi, perciò la perdita fu relativamente meno impattante in termini percentuali. La reazione britannica si rivelò fatale per Opechancanough. Egli finì prima prigioniero a Jamestown, poi ucciso direttamente dal suo carceriere. La sua morte segnò la fine della fattuale autonomia Powhatan. La tribù andò progressivamente mescolandosi con la crescente realtà coloniale. Chi non accettò l’integrazione-assimilazione, scelse la via dell’isolamento nelle riserve, erose anch’esse man mano dall’espansionismo britannico.