Almanacco del 22 maggio, anno 1176: membri della setta nizarita, comunemente noti come Assassini (Hashshashin) attentarono alla vita del Saladino. Il sultano di Egitto e Siria scampò alla morte, potendo procedere con l’assedio della città di Aleppo, uno degli ultimi capisaldi dell’opposizione zengida, che si concluderà con successo solamente nel 1183.
Il tentato omicidio del 22 maggio 1176 non fu di certo il primo ordito contro la persona del Saladino. Un anno prima, grazie al sacrificio di uno dei suoi più fedeli generali, riuscì a sfuggire alla morte violenta. Curioso evidenziare come in entrambi i casi i sicari facevano parte della setta dei Nizariti, appositamente assoldati per far fuori l’uomo più influente e forte dell’intero Medio Oriente.
Sulla Setta degli Assassini non mi dilungherò in eventuali approfondimenti, vista la tematica trattata in passato (se interessati, qui trovate l’articolo). Sulla dinamica che invece condusse Ṣalāḥ al-Dīn Yūsuf ibn Ayyūb ad incentrare il proprio sforzo bellico sulla regione siro-palestinese qualche parola vorrei spenderla. Nel 1174, alla morte di Nur al-Din, altresì noto come Norandino, atābeg (governatore) di Aleppo e Damasco, il Saladino avanzò con le sue truppe in direzione nord per assicurarsi il dominio di quelle terre un tempo appartenute al suo signore. Entrò a Damasco senza spargimenti di sangue, mentre dovette ricorrere alla forza per prendere le cittadelle fortificate di Homs e Azaz. Fu quindi la volta di Aleppo, l’assedio della quale portò con sé il tentato assassinio di cui si è detto pocanzi.
Il nuovo governatore di Aleppo, tale Gumushtigin (ex consigliere militare di Norandino, ora avverso all’ascesa di Saladino), chiese al Gran Maestro degli Assassini di Masyaf (Siria) di spedire tredici sicari nell’accampamento del rivale con l’obiettivo di ucciderlo. Gli esecutori riuscirono ad avvicinarsi pericolosamente al condottiero curdo. Uno dei capitani del Saladino però riconobbe gli sconosciuti vicino la tenda del signore. Chiedendo loro chi fossero, essi risposero a suon di coltellate. Saltata la copertura, gli assassini tentarono vanamente la fuga, venendo intercettati ed eliminati.
Per un colpo di fortuna il Saladino sopravvisse quel 22 maggio 1176. Quando la città di Aleppo finalmente capitolò, il signore d’Egitto e Siria premiò il figlio del dignitario sacrificatosi per la sua incolumità con il governo di alcuni territori in Mesopotamia.
Quell’evento aprì la strada per il consolidamento dell’egemonia sultanale sull’intera area siriaca. L’unica eccezione rimase Mosul, che non cadde sotto le armi del Saladino. Ora l’esercito ayyubide, sotto la guida del sultano d’Egitto e Siria, poteva concentrarsi sui rimasugli crociati a Levante.