Almanacco del 21 novembre, anno 1920: a Dublino, in Irlanda, si consuma la Domenica di Sangue, cruento episodio di violenza durante quello che doveva essere un normale evento sportivo. Quel 21 novembre morirono in 14, tra cui un giocatore e altri tre uomini sulla fine dei quali ora cercheremo di far luce.
Come al solito, ricreiamo brevemente il contesto storico. Questa volta ci muoviamo all’interno di una cornice che contiene un quadro molto insanguinato: la Guerra d’Indipendenza Irlandese. Si trattò di un conflitto durato dal gennaio del ’19 al luglio del ’21, dopo il quale sorse lo Stato Libero d’Irlanda.
Un grande attore nella vicenda, volente o nolente, era la Gran Bretagna, di cui l’Irlanda fece parte fino al 1949. Rispondeva ai comandi britannici la famigerata Cairo Gang, un’organizzazione segreta. Il compito di questi uomini era abbastanza semplice, almeno sulla carta: infiltrarsi nelle file delle forze indipendentiste irlandesi per eradicarle dall’interno.
Arriviamo dunque al mattino di quel tragico 21 novembre. I membri della Cairo Gang eliminarono ben 15 uomini dei servizi segreti britannici, alimentando ulteriormente una fiamma di odio che già ardeva veemente. Durante questo attentato, come spesso e tristemente succede, rimasero coinvolte anche altre persone, innocenti. In tutto furono sette, 2 morti e 5 feriti.
Nel pomeriggio era in programma una partita di calcio gaelico, sport tipico della nazione irlandese che ricorda un mix tra calcio e rugby. Si affrontavano in un clima molto teso la squadra di Dublino e quella di Tipperary, al Croke Park. I proventi finivano nelle casse del fondo per i prigionieri Repubblicani. Non era una partita come le altre, era un evento politico e ad alto rischio. Ciò non dissuase gli oltre 10.000 spettatori presenti.
Il disastro era annunciato: un aereo leggero sorvolò il campo di Croke Park e sparò un bengala (segnale di fumo) in aria, dando il segnale d’avvio. Gli ufficiali inglesi iniziarono allora a sparare sulla folla, dagli spalti e dall’interno del terreno di gioco. Perse la vita anche un giocatore del Tipperay, Micheal Hogan, oltre ad altre 13 persone e alle decine di feriti. Gli inglesi si giustificarono dicendo che sapevano vi fossero membri dell’IRA sugli spalti e gli spari erano volti verso di loro. In verità si trattò di una vera e propria vendetta barbara e sanguinaria.