Almanacco del 21 giugno, anno 1791: la rocambolesca fuga di Luigi XVI e della sua famiglia da Parigi si fermava a Varennes, vicino al confine con il Belgio. Fu un momento di svolta importantissimo nel contesto della Rivoluzione Francese. Il monarca, infatti, si compromise definitivamente davanti agli occhi dell’opinione pubblica rivoluzionaria, macchiandosi di altissimo tradimento. Vediamo perché.
Nel 1791 la Rivoluzione in Francia infuocava da due anni ormai. Al potere era giunta la parte più moderata del movimento rivoluzionario. Essa sosteneva l’idea di una monarchia costituzionale che prevedesse la separazione dei tre poteri, legislativo, esecutivo e giudiziario, affidati rispettivamente ad un’assemblea eletta a suffragio censitario (cioè con una soglia minima di reddito per poter votare), al sovrano e alla magistratura. Tale concezione lasciava quindi al re ancora larghi spazi di potere: nominava e revocava i ministri e disponeva del diritto di veto sulle leggi. Tuttavia, si trattava di una considerevole riduzione delle prerogative del monarca rispetto a quelle che aveva prima dello scoppio della Rivoluzione. E Luigi XVI non era per nulla incline a scendere ad un compromesso.
Ritenne quindi che fosse giunto il momento di riprendersi quanto secondo lui gli spettava di diritto. Decise quindi di fuggire con la famiglia in Belgio. Tale territorio apparteneva al cognato, l’imperatore Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, e ospitava diversi realisti espatriati in precedenza. Il luogo perfetto dunque per organizzare la controffensiva antirivoluzionaria con il supporto delle truppe austriache. Con l’aiuto di alcuni cortigiani, organizzò l’evasione notturna dal Palazzo delle Tuileries di Parigi di sé stesso e dei suoi famigliari sotto mentite spoglie.
Il piano scattò non molto dopo la mezzanotte del 21 giugno, con notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia. Al mattino Parigi si svegliò in subbuglio alla notizia della fuga del re e il generale La Fayette, preposto alla sorveglianza del monarca, inviò corrieri in tutte le direzioni possibili per arrestare la famiglia reale. Intanto la fuga di Luigi XVI continuava. Verso sera giunse alla stazione di posta di Sainte-Menehould per effettuare il cambio dei cavalli. Qui il maestro di posta Jean-Baptiste Drouet, che aveva vissuto a Versailles, notò una straordinaria somiglianza con re Luigi dell’uomo sulla carrozza che si era appena fermata.
Circa due ore dopo arrivò a Sainte-Menehould un inviato del generale La Fayette. Costui descrisse il convoglio reale a Drouet, il quale ne riconobbe la perfetta somiglianza con quello che aveva sostato lì qualche ora prima. Ciò confermò i suoi sospetti circa l’identià dell’uomo sulla carrozza e quindi si gettò all’inseguimento del convoglio reale, che nel frattempo, si era fermato a Varennes per un nuovo cambio di cavalli. Drouet riuscì a raggiugerli e ad avvertire il sindaco. I viaggiatori furono quindi invitati a scendere e ufficialmente riconosciuti. Venne inviato un messaggero a Parigi per avvertire del ritrovamento del re. Il giorno successivo l’Assemblea nazionale costituente decise l’arresto della famiglia reale e il loro ritorno nella capitale francese.
La scoperta del complotto monarchico ai danni della stessa sua nazione compromise definitivamente il rapporto con i rivoluzionari. Le voci favorevoli ad una repubblica si sarebbero fatte sempre più forti e l’anno successivo l’abolizione della monarchia sarebbe divenuta realtà. Luigi XVI, divenuto ormai simbolo dell’odiato regime abbattuto a fatica, sarebbe finito ghigliottinato nel 1793.