Almanacco del 21 aprile, anno 753 a.C.: secondo la leggenda Romolo fonda la città di Roma. È il natale della città eterna, l’inizio di una storia incredibile, il Dies Romana che ancora oggi la romanità tutta festeggia con ardore e felicità. Fu il letterato Varrone, nel I secolo a.C., a fissare l’esatta data della fondazione, basandosi su calcoli effettuati dal fidato astrologo Lucio Taruzio. Eppure quando venne effettuata la scelta, esistevano diverse date altrettanto valide e da molti ritenute non solo legittime, ma degne di considerazione. Quale processo, dunque, portò all’affermazione del 21 aprile 753 a.C. come Natale di Roma?
Per chiarire questo aspetto, bisogna spostarsi leggermente ad est, in Grecia per l’esattezza. La Roma della tarda Repubblica e della prima età augustea aveva già assorbito i principali caratteri culturali della classicità greca. La cosiddetta “ellenizzazione” del popolo romano comportò un’ostinata ricerca finalizzata a trovare un punto di contatto tra gli antichi greci e gli odierni romani. Magari due entità distinte geograficamente eppure simili, se non eguali, sul piano culturale. Insomma, fu quello un modo per legittimarsi anche sul piano intellettuale e politico, oltre che militare.
In virtù di questo legame costruito ex novo, Varrone scelse il 21 aprile 753 a.C., guarda caso lo stesso anno in cui si faceva risalire la “nascita” della democrazia ad Atene, ossia l’abbattimento del potere tirannico e l’introduzione della carica decennale (poi annuale) degli arconti (l’articolo su Temistocle è un ottimo approfondimento a tal riguardo). Ma l’influenza ellenica non comportava solamente la banale selezione di un giorno, di un mese e di un anno, altresì doveva fornire dei validi mezzi per raccontare la grandiosità di quell’evento. Ebbene i greci erano particolarmente bravi con la mitologia. I romani presero bene gli appunti e svolsero altrettanto bene i compiti a casa.
Nel già citato I secolo a.C. esistevano un gran numero di versioni leggendarie (per lo più trasmesse oralmente) inerenti la fondazione dell’Urbe. Gli eruditi cercarono quindi di fare un “taglia e cuci” vecchio stile per amalgamare quelle storie e fornire una struttura mitica all’intera narrazione. Ecco perché ancora oggi è difficile distinguere il vero dal verosimile e il verosimile dal leggendario quando si analizza il Dies Romana secondo tradizione. Perché si ha a che fare con un miscuglio di narrazioni preesistenti, unite tra loro ad hoc per dar vita ad un filone narrativo sensato. Si sarà compreso come l’intenzione non sia quella di elencarvi i punti salienti della leggenda alla base della fondazione decretata da Romolo, quanto più addentrarci nel significato storico della scelta fatta da Marco Terenzio Varrone.
Dal quel giorno d’aprile di metà VIII secolo a.C. si fece iniziare la cronologia della storia romana. Ab Urbe Condita (lett. Dalla Fondazione della Città) è la locuzione latina con la quale ci si riferisce al trascorso temporale che separa il presente dalla presunta data fondativa. Ovviamente da Augusto in poi gli imperatori sfruttarono l’anniversario per fini propagandistici. L’importanza del 21 aprile divenne tale da sopravvivere persino all’impero stesso (impero nella sua accezione “larga”, non intendo solo quello d’Occidente). Sì, il Cristianesimo oscurò quella festività oramai concepita come pagana e perciò corrosiva dell’ordine costituito dal IV secolo in poi, ma gli umanisti del Quattro-Cinquecento rispolverarono il Natale di Roma, conferendogli nuova linfa.
Ed è grazie a quella “riscoperta” rinascimentale che la tradizione sopravvisse, affermandosi maggiormente durante il Risorgimento italiano. Dal XIX secolo ad oggi il passo è breve, anzi, brevissimo. Lo dimostra il fatto che a distanza di due millenni dall’istituzione ufficiale del Dies Romana, Roma prosegua annualmente nelle celebrazioni, attirando visitatori, turisti ed appassionati da ogni angolo del mondo. Ah, il fascino di questa città…