Almanacco del 20 agosto, anno 636: nei pressi del fiume Yarmuk, nella Siria meridionale, le truppe arabe del generale Khalid ibn al-Walid infliggono una durissima sconfitta alle truppe dell’Impero Romano d’Oriente. Questo scontro si rivelerà decisivo per il passaggio della Siria e della Palestina dal controllo romano a quello arabo. Il contesto storico è, infatti, quello della prima espansione araba, nella prima metà del VII secolo d.C.
Nel 632 Maometto, era deceduto dopo essere riuscito ad unificare le tribù arabe nel nome dell’Islam. La sua scomparsa aveva aperto la questione della sua successione. Si era deciso di affidare la carica di Califfo, la guida musulmana, ad Abu Bakr, suocero del profeta. Si apriva così il periodo del Califfato dei Rashidun, gli “ortodossi”, i musulmani più illustri. Costoro potevano infatti vantare un’adesione precoce all’Islam e una parentela con lo stesso Maometto. Nel 634, ad Abu Bakr succedette il cognato di Maometto, Omar, sotto il quale si ebbe una prima grande espansione militare del califfato islamico.
A fare le spese dell’espansionismo arabo furono i due grandi imperi che confinavano con la penisola araba, quello Sassanide, nell’attuale Iran, e quello Romano. Essi si erano fronteggiati in una serie infinita di guerre negli ultimi quattro secoli, con vicende alterne che però alla fine avevano visto nella maggior parte dei casi i Romani spuntarla. L’ultima grande conflitto si era concluso nel 628 con una sofferta vittoria romana. Sul punto del collasso, con la capitale Costantinopoli assediata dai Sassanidi, l’Impero Romano d’Oriente era riuscito a ribaltare la situazione a proprio favore. Tuttavia, il conflitto aveva spolpato tanto i vinti quanto i vincitori e le conseguenze si vedranno proprio nel conflitto con l’Islam.
Neanche dieci anni dopo quell’insperato successo contro il secolare nemico sassanide, l’imperatore romano Eraclio I si trovava nuovamente a dover difendere il confine orientale dell’Impero. Non si conosce con esattezza il numero di effettivi che presero parte allo scontro presso il fiume Yarmuk, dato che le fonti coeve indicano cifre eccessive. Tuttavia, è certo che ai musulmani giovò una maggiore determinatezza nel combattere e un morale più alto, oltre al fatto che i Romani dovevano contestualmente occuparsi di difendere gli altri confini. Slavi e Avari attaccavano ripetutamente i Balcani, mentre i Longobardi stavano rosicchiando sempre più territori in Italia.
Il successo dei miliziani di Khalid ibn al-Walid consentì una più profonda avanzata musulmana in territorio romano, il cui esito fu il passaggio del controllo della Siria e della Palestina al Califfato Islamico. I territori persi non saranno mai più riconquistati dai Romani e anzi serviranno come base per la successiva avanzata araba in Nord Africa. La difesa da parte di Costantinopoli dell’Egitto e della Mauretania sarà compromessa dalla perdita del litorale siro-palestinese che fungeva da collegamento terrestre con l’Anatolia.