Almanacco del 18 marzo, anno 417 d.C.: viene eletto papa Zosimo, quarantunesimo vescovo di Roma e papa della Chiesa Cattolica fino la sua morte, giunta la quale se ne diffuse il culto come un santo. Poche sono le informazioni antecedenti all’elezione stando al Liber Pontificalis, diversamente per gli anni di pontificato. Le numerose controversie e questioni di fede affrontate restituiscono l’immagine di un uomo divisivo.

La fonte principale utilizzata per ricostruire la sua storia è proprio il Liber Pontificalis, che ne attesta i natali nella Magna Grecia. Il padre di nome Abramo fece sorgere il dubbio che la famiglia di papa Zosimo fosse ebrea, ma a riguardo non ci sono conferme. Sulla sua persona invece, il Liber, informa possedesse un pessimo temperamento: egli arbitrava le controversie manifestando la sua irritabilità.
Insomma il clero davanti a un simile comportamento non poté fare altro che dividersi. La celebrazione a Roma per la sua consacrazione venne officiata da Patroclo allora vescovo di Arles, guadagnandosi la fiducia del nuovo papa. A fronte di questa amicizia ricevette pochi giorni dopo una lettera nella quale il pontefice gli conferiva i privilegi di metropolita. Inoltre Zosimo lo rese vicario pontificio per la Gallia. Significava che nessun ecclesiastico poteva lasciare la Gallia senza un certificato rilasciato da Patroclo.

Arles aveva quindi sostituito Treviri in qualità di sede ufficiale del governatore della diocesi civile di Gallia. Le sedi vescovili di Narbonne, Marsiglia e Vienne considerarono tale elevazione un sopruso nei loro confronti. Per quest’ultimi non restava che manifestare il proprio malcontento scrivendo direttamente a papa Zosimo. In realtà la controversia in Gallia si trascinò fino al pontificato di Leone I. Nell’estate di quello stesso 417 le questioni da sistemare si accumularono per Zosimo. Dovette misurarsi con la minaccia del pelagianesimo.
In quell’occasione si ripresero le accuse fatte da Paolino da Milano che avevano fatto condannare Celestio a Cartagine nel 411. Papa Zosimo si disse convinto che l’uomo avesse abbandonato la dottrina eretica, giudicando l’operato dei vescovi africani fin troppo frettolosa. Fece appello agli stessi pregandoli di recarsi a Roma per esporre i propri dubbi e convocò un nuovo sinodo per ascoltare Pelagio. La controversia con i vescovi africani invece riguardò il diritto di appello. In materia agivano diversi canali prima di accedere alla sede romana, ma il caso di Apiario di Sicca mise in discussione il consueto ordine.

Il Liber Pontificalis riporta in aggiunta una delibera sull’uso del manipolo, un paramento liturgico, a opera dei diaconi, che attribuisce proprio a Zosimo. Un’altra che vieta ai religiosi di frequentare le taverne e una terza che regolerebbe la consacrazione dei ceri. Zosimo morì alla fine del 418: era passato poco più di un anno dalla sua elezione il 18 marzo 417, ma nonostante la brevità dell’onere riuscì a distinguersi. Consacrato in cielo se ne diffuse il culto in terra.