Almanacco del 15 marzo, anno 856: il basileus dei romei Michele III rovescia la reggenza della madre, l’imperatrice Teodora, ponendo se stesso al vertice dell’impero bizantino. Deve essere un peso insopportabile divenire imperatore a soli due anni, crescere con la consapevolezza di dover esercitare quell’autorità senza mai avere l’opportunità di farlo. Questo fardello gravava tantissimo sulle spalle del giovanissimo Michele, il quale divenne effettivamente imperatore romano solo dopo aver spedito la madre e le sorelle (considerate ingombranti) in monastero. Classica storia bizantina, insomma.
Michele III nasce nell’840 dall’unione del basileus Teofilo e di sua moglie, la basilissa Teodora Armena. Due anni dopo, nell’842, l’imperatore muore: de iure il primogenito eredita il trono imperiale, de facto è la madre a gestire la baracca in tempi e contingenze assai complicate. Gli arabi premono un po’ ovunque, minacciando le coste italiane sotto il debole dominio costantinopolitano, l’isola di Creta e l’Asia Minore. Oltre a ciò aggiungiamo l’annosa questione iconoclastica, che genera disordine a corte e presso il popolo. L’imperatrice-madre non era sola, anzi, poteva contare sul saggio consiglio del fratello (e quindi zio di Michele) Sergio e sullo scaltrezza politica del ministro Teoctisto. Tuttavia essi non erano che i vertici di una delle due fazioni venutesi a creare per decidere (e manovrare) le sorti dell’impero.
L’altro partito vedeva come leader due pezzi da novanta del panorama politico-militare bizantino: gli aristocratici, nonché generali e zii, Petronas e Bardas. Le fazioni si accusavano vicendevolmente di portare sulla cattiva strada il giovane basileus Michele, che nel frattempo cresceva. Tuttavia il golden boy si avvicinò sempre di più alla figura di Bardas, progressivamente divenuto il modello di riferimento. A testimonianza del legame che univa i due, ci basti sapere come Michele III elevò il generale al grado di Cesare. Bardas aveva posto le sue carte sul tavolo, attendeva solo di scoprirle al momento giusto. Il suddetto giunse nell’855.
L’escalation vide la sua origine in questioni matrimoniali. Michele voleva sposare la figlia di una guardia variaga, bella e di “prospere vedute” (semi cit.), ma le mancava il sangue blu. Mamma Teodora insisteva invece su un’esponente dell’alta aristocrazia bizantina. Alla fine la volontà materna prevalse, anche se fu in quell’istante che si inserì il furbo Bardas. Egli convinse Michele di essere manipolato, di dover reagire per non soccombere di fronte i preconcetti di Teodora e compagnia. L’imperatore, assuefatto dalle parole del bramoso consigliere, agì di conseguenza. Fece assassinare il già citato ministro Teoctisto e il 15 marzo dell’856 destituì la reggenza dell’imperatrice. Lo fece alla classica maniera: spedendo in monastero la povera Teodora e tutte le sue sorelle.
Iniziò così, dopo quel 15 marzo, il regno di Michele III, ultimo della dinastia Amoriana (o frigia, che dir si voglia). Un dominio che l’imperatore resse fino all’867, anno in cui cadde vittima di una congiura ordita da Basilio “Il Macedone”. Il basileus morì dopo un banchetto decisamente alcolico, ragion per cui la successiva dinastia (dei macedoni, per l’appunto) lo soprannominerà spregevolmente “Michele III l’Ubriacone”. Il trattamento storiografico postumo non fu delicato con l’ultimo amoriano, anche se la storiografia moderna, seppur riconoscendo delle incontrovertibili debolezze, un po’ ne ha rivalutato il peso storico per quanto riguarda l’affermazione bizantina in pieno IX secolo.
In effetti a Michele III vanno riconosciuti diversi meriti: 1) Fermò in parte l’avanzata abbaside nei themata orientali. 2) Incrementò le entrate dell’erario. 3) Vinse i Bulgari e li sottopose ad un processo di cristianizzazione di ampio respiro. 4) Costrinse gli Slavi meridionali, stanziatisi nei Balcani, al pagamento di un tributo annuo, rimpolpando le casse imperiali. Sì, magari alzava spesso il gomito, ma con tutti i pregiudizi di questo mondo, non si può definire Michele III un cattivo basileus, nonostante il 15 marzo dell’856.