Almanacco del 13 agosto, anno 1521: Tenochtitlan, la splendida capitale dell’impero azteco, cade nelle mani dei conquistadores spagnoli. Si tratta dell’atto conclusivo di una campagna militare impari, che vedeva gli uomini di Hernan Cortes nettamente avvantaggiati dal punto di vista militare. Ma vediamo dunque cosa accadde.
Lo sbarco nei Caraibi da parte di Cristoforo Colombo nel 1492 avviò una vera e propria corsa alla conquista dell’entroterra americano da parte della Spagna. L’oro americano facevano gola alla corona ispanica, che si era pure politicamente assicurata tali territori in virtù della spartizione del globo con l’altra grande potenza coloniale dell’epoca, il Portogallo. La possibilità di accumulare ricchezze e onori militari, poi, spinse molti nobili e non solo a cercare fortuna nel Nuovo Mondo. Fra costoro vi era proprio Hernan Cortes, rampollo di una famiglia aristocratica dell’Estremadura, regione del sud-ovest della Spagna, al confine con il Portogallo.
Nel 1519 Cortes ricevette l’incarico da parte del governatore spagnolo di Cuba, isola da pochi anni parte dei domini ispanici, di guidare una spedizione in America centrale. I coloni spagnoli, infatti, erano venuti a conoscenza da parte di alcuni indigeni dello Yucatan, penisola del Messico meridionale, dell’esistenza di un ricco e potente impero localizzato più a nord. Si trattava, appunto, dell’Impero Azteco. Uno stato giovane che nell’arco di due secoli aveva sottomesso le popolazioni vicine e aveva creato un dominio esteso nell’attuale Messico centrale. Esso gravitava attorno alla magnifica capitale, Tenochtitlan, costruita su un’isola all’interno del lago Texoco.
La campagna di conquista subì alterne vicende. Dapprima gli aztechi costrinsero gli spagnoli ad una burrascosa ritirata dalla capitale nella cosiddetta Noche Triste. In seguito, Cortes, ottenuta l’alleanza di parte dei popoli sottomessi dagli aztechi e rinfrancato dalle armi da fuoco e dai cavalli in suo possesso, tornò alla carica. Gli Aztechi non possedevano armamenti moderni e ciò, quindi, vanificava la loro netta superiorità numerica. Dopo un assedio durato due mesi, la resistenza azteca fu sopraffatta.
I territori di quello che fu uno dei più gloriosi imperi dell’America precolombiana entrò nei domini della Corona spagnola divenendo parte del Vicereame di Nuova Spagna. La popolazione indigena fu quasi interamente ridotta in schiavitù. Le nuove malattie portate dagli Europei cominciarono a falcidiare la popolazione locale, che non aveva anticorpi efficaci. Missionari spagnoli iniziarono a colpi di spada e crocefisso l’opera di conversione degli indigeni locali al Cristianesimo. Migliaia di testi aztechi finirono bruciati, considerati di natura diabolica. Un’intera civiltà rasa al suolo dal furore religioso e dalla sete di conquista.