Almanacco del 12 settembre, anno 1890: viene ufficialmente fondato l’insediamento di Fort Salisbury, principale avamposto britannico nella regione che al tramontare del XIX secolo prenderà il nome di Rhodesia meridionale. Se cercaste oggi il nome di Fort Salisbury o Rhodesia (meridionale o settentrionale che sia), rimarreste delusi. Tuttavia né l’insediamento originario, né l’autonoma provincia coloniale, possono dirsi sbiaditi ricordi di un passato remoto. Quella che un tempo era Fort Salisbury (poi solo Salisbury) nel presente si chiama Harare, ovvero la capitale dello Zimbabwe (ex Rhodesia meridionale). Il 12 settembre di 134 anni fa sorgeva quasi dal nulla un polo urbano e uno snodo strategico per il controllo della regione. Questa è la storia delle sue origini.
La penetrazione britannica nei territori a sud del grande fiume Zambesi iniziò negli anni ’80 dell’Ottocento. Seguendo un copione ormai collaudato, gli inglesi, rappresentati nell’area di nostro interesse dalla British South Africa Company (BSAC), sfruttarono delle concessioni minerarie offerte dai potentati locali per mettere in piedi qualche accampamento, trasportare il necessario per mantenere una forza armata e accaparrarsi quante più risorse naturali senza far storcere troppo il naso alle tribù del posto. Accadde così un po’ ovunque, dal Cairo fino a Città del Capo. Fort Salisbury non era che l’ennesimo esempio di un modus operandi funzionale ed efficiente.
Ad ottenere la concessione sui diritti minerari fu un tale Cecil Rhodes, che forse qualcuno di voi già conoscerà. Mettiamola così: l’assoggettamento forzoso di buona parte dei territori africani meridionali alla corona britannica fu “merito” suo. Rhodes, fondatore della BSAC, organizzò una spedizione armata – nota con l’appellativo Pioneer Column, ovvero Colonna dei Pionieri – nel Mashonaland (una grande e ricca regione a nord-est dello Zimbabwe). L’obiettivo dichiarato era quello di scacciare le popolazioni autoctone e insediarsi a tempo indeterminato. Il maggiore Frank Johnson assunse il comando operativo della missione. Cacciata via con le cattive la tribù degli Shona, il 12 settembre 1890 l’Union Jack sventolò sul nuovo insediamento di Fort Salisbury. Il nome era un omaggio all’allora Lord Primo Ministro Robert Salisbury.
Nel nuovo dominio coloniale (formalmente riconosciuto solo nel 1895) si costituì persino una polizia militare: la British South Africa Police (BSAP). Quest’ultima fu il braccio armato del colonialismo inglese nella regione e permise, a suon di guerre con i regni tradizionali e spargimenti di sangue, il consolidamento delle pretese britanniche sul suolo sudafricano. Ulteriori passaggi di questo irreversibile processo furono i seguenti:
- 1895: la BSAC adotta il nome di “Rhodesia” per i nuovi territori annessi, in nome di Cecil Rhodes.
- 1897: Fort Salisbury ottiene dalla corona il riconoscimento in qualità di municipalità.
- 1898: i territori a sud dello Zambesi assumono ufficialmente la denominazione “Rhodesia del Sud”. Mentre quelli a nord del corso fluviale, amministrati separatamente, prendono il nome di “Rhodesia del Nord”.
Oltre ad essere un centro amministrativo, Salisbury fungeva da importante centro economico per la Rhodesia meridionale. Inizialmente i coloni britannici, che erano una minoranza sia nella capitale (sarà tale solo nel 1923) che nella provincia, si concentrarono sull’agricoltura su piccola scala e sull’estrazione dell’oro nell’area circostante.
Represse crudelmente le ribellioni di coloro che ancora non avevano accettato il dominio imperialista europeo, iniziò a prendere forma un modello di società chiaramente segregazionista e improntato sull’apartheid. Un’impostazione questa che permase tale e quale per buona parte del Novecento, almeno fino all’indipendenza ottenuta nel 1980.