Almanacco del 12 agosto, anno 1960: arriva in orbita ECHO 1, il primo satellite per le telecomunicazioni. Ben 30,5 metri di diametro per quell’immensa sfera che era il satellite in questione, rivestito di 0,127 mm di Mylar metallizzato. Quest’ultimo è un materiale in grado di riflettere le onde radio, questione vitale per la sopravvivenza di ECHO.
Il nostro protagonista prende quota il 12 agosto del 1960 per mezzo di una razzo Thor- Delta della NASA. Il suo scopo è molto semplice, almeno in teoria. ECHO doveva dimostrare la possibilità di comunicare da due punti distanti del Pianeta terra per tramite di un oggetto interposto tra i due lati. Questo tramite era appunto ECHO 1.
L’immensa sfera, una volta superata l’atmosfera terreste, diventava un ponte radio. Una sorta di centro di ricezione e smistamento dei dati da trasmettere tra le varie zone della Terra. Il tutto avveniva in totale autonomia poiché il satellite non aveva a disposizione mezzi per la captazione e la ritrasmissione dei segnali radio ricevuti.
In maniera sbalorditiva e con grande successo, l’esperimento si rivelò valido e funzionante. ECHO trasmise con successo, per la prima volta nella storia, una comunicazione tra due stazioni lontanissime l’una dall’altra. Due stazioni della NASA, situate una in Florida ed una in California comunicarono in “diretta” per la prima volta.
Come molte invenzioni e innovazioni, anche ECHO 1 venne reinventato. Grazie al sistema di trasmissione di dati che dimostrava possibile, lo stesso modello fu utilizzato per la trasmissione di segnali radio, telefonici e televisivi. Inoltre, conoscendo il suo ingente volume, fu possibile anche effettuare più precise misurazioni della pressione solare e della densità atmosferica nell’orbita bassa.
Infine non dobbiamo e non possiamo dimenticare il periodo in cui ci si trovava all’epoca. La Guerra Fredda imperversava e la continua gara coi Sovietici andava avanti. Solo tre anni prima gli eterni rivali vincevano la prima gara allo spazio con lo Sputnik e la cagnetta Laika, a distanza di meno di un mese. Ora era il turno americano. ECHO 1, visibile anche ad occhio nudo, aiutava ad individuare possibili missili intercontinentali russi. Un piccolo traguardo anche per gli USA in quella lunghissima gara che fu la Guerra Fredda.