Almanacco del 10 giugno, anno 1940: “L’ora segnata dal destino è scoccata. Popolo italiano, corri alle armi!“. Così il Popolo d’Italia apre la prima pagina di quel giorno per annunciare l’entrata dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Una decisione fatale giunta con un anno di ritardo rispetto all’inizio del conflitto. Un anno fatto di rinvii, di promesse e di riflessioni. Un anno che avrebbe condotto ad una scelta deleteria per il Bel Paese.
Nel maggio 1939, l’Italia si era vincolata in un’alleanza con la Germania tramite la firma del Patto d’Acciaio. Ma al momento dello scoppio delle ostilità, aveva deciso di rimanere fuori dalla guerra. Il governo era infatti conscio della grave impreparazione del Paese per un conflitto su larga scala come si stava prospettando. Inoltre, non nutriva cieca fiducia nelle doti militari tedesche: riteneva che non sarebbe stata in grado di sopraffare completamente Francia e Gran Bretagna. Tuttavia, per non guastare i rapporti con Berlino, si era deciso di coniare un neologismo, la “non belligeranza“, per descrivere l’approccio italiano a quanto stava avvenendo. Non una neutralità vera e propria, ma neanche una diretta discesa in campo. Un modo alquanto rocambolesco di sviare le responsabilità.
Ma nella primavera del 1940 le previsioni del governo italiano vanno in fumo. L’esercito tedesco ottiene una serie di fulminee e sorprendenti vittorie. Dopo aver occupato Danimarca, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, è la volta della Francia. Anche le difese d’oltralpe si sciolgono come neve al sole di fronte ai carri armati nazionalsocialisti, che sfondano a Sedan e circondano forze anglo-francesi a Dunkerque. Il governo italiano cambia decisamente approccio verso la guerra. Ora si convince che la fine della guerra sia imminente. La Francia è ormai prossima al collasso, la Gran Bretagna da sola si convincerà a sedersi al tavolo dei negoziati. Meglio dunque salire sul carro dei vincitori.
Stati Uniti e Gran Bretagna provano a scongiurare l’intervento dell’Italia. Nonostante fosse ancora impreparata, il suo ingresso avrebbe determinato la spallata finale per il crollo della Francia e avrebbe impegnato Londra in Africa e nel Mediterraneo. Ma non c’è nulla da fare. Il capo del governo in persona si convince della necessità di una repentina entrata nel conflitto, la cui conclusione si sta avvicinando sempre più velocemente.
E così il 10 giugno 1940 a Piazza Venezia si da’ l’annuncio della dichiarazione di guerra a Francia e di Gran Bretagna. I calcoli di Roma si rivelano ancora una volta errati. Nonostante la Francia si arrenda davvero poco dopo, la Gran Bretagna deciderà di proseguire da sola. Quella che doveva essere una guerra-lampo assume le forme di un conflitto su larga scala che terminerà solamente nel 1945. Ma oramai il salto nel vuoto è stato compiuto e non si può tornare indietro.