Storia Che Passione
Accadde oggi: 10 febbraio

Accadde oggi: 10 febbraio

Almanacco del 10 febbraio, anno 1258: dopo circa due settimane di assedio, la città di Baghdad cade in mano ai mongoli guidati da Hulagu Khan. La data è rivelatrice di un evento d’importanza capitale, non solo per il significato della presa di Baghdad, florido e vitale centro della civiltà islamica nonché cuore pulsante del califfato abbaside, ma in particolar modo per le conseguenze, politiche prima ancora che socio-economiche, che di lì a poco sconvolgeranno l’Asia sud-occidentale.

Accadde oggi: 10 febbraio

Il 10 febbraio 1258 fu l’atto conclusivo di un qualcosa iniziato diversi mesi prima. Già nella seconda metà del 1256 Munke Khan – il quarto Gran Khan dell’Impero mongolo e nipote di Gengis Khan – manifestò la volontà di soggiogare il Medio e il Vicino Oriente. Nell’ottica di Munke, se si fosse conquistata Baghdad, gli altri regni limitrofi sarebbero caduti a cascata, non opponendo chissà quale resistenza. Dunque per i mongoli prendere la capitale degli Abbasidi significava avere gioco facile nella conquista di Siria e Persia, oltre che dell’Iraq stesso.

Finiti i preparativi, entro la fine del 1256 il Gran Khan affidò a suo fratello, Hulagu Khan, il comando dell’enorme esercito. Parteciparono alla campagna all’incirca 150.000 uomini, coscritti all’interno dell’Impero mongolo (si dice come la chiamata alle armi riguardò un adulto ogni dieci) e reclutati anche altrove. Ad esempio è noto il contributo di genieri cinesi, all’incirca un migliaio, ma anche di cristiani, armeni come georgiani – che vedevano nell’operazione mongola un modo per vendicarsi del saccheggio abbaside di Tblisi qualche decennio prima – e i franchi del Principato di Antiochia.

10 febbraio Hulagu Khan

Una forza composita che si abbatté prima sullo staterello ismailita con capitale Alamūt. Quest’ultima roccaforte (che conosciamo bene; ricordate i Nizariti?) cadde quasi senza combattere, così come la corona di fortezze in sua prossimità. Per Hulagu Khan la presa di Alamūt doveva essere un monito diretto al califfo abbaside al-Mustaʿṣim. Se non si fosse arreso, i mongoli avrebbero travolto il califfato, raso al suolo la sua capitale ed estinto la dinastia regnante. Ad occhio e croce mi sento di dire che al-Mustaʿṣim non colse il suggerimento del condottiero mongolo.

Perciò il dado fu tratto e nel novembre del 1257 Hulagu Khan iniziò i preparativi per l’assedio di Baghdad. Il 29 gennaio dell’anno successivo ebbe inizio e dopo neppure due settimane, poté dirsi già concluso, con i mongoli che varcarono la famigerata “triplice cinta sacra” della città (ovvero le tre mura concentriche a difesa del centro cittadino) dando sfogo ad una brutalità mai vista prima. Chi non morì nella difesa della capitale abbaside, trovò la morte successivamente. Pochi, anzi, pochissimi riuscirono a fuggire. Le fonti occidentali, che pure sono vaghe e discordanti sull’evento, dicono che durante il saccheggio vi trovarono la morte dalle 200.000 alle 800.000 persone. Mentre le fonti arabe sparano alto, indicando come siano perite non meno di 2 milioni di persone. Comunque un’ecatombe.

10 febbraio 1258 assedio di Baghdad

La ferocia dei mongoli sconvolse i coevi; da Oriente ad Occidente risuonò la notizia della devastazione della Biblioteca di Baghdad. Quest’ultima, che in realtà si chiamava Bayt al-Ḥikma, ossia “Casa della Sapienza”, rappresentava per la civiltà arabo-islamica quello che per gli antichi rappresentò la Biblioteca di Alessandria. Nella Casa della Sapienza i califfi custodirono nei secoli centinaia di migliaia di libri dall’inestimabile valore. Oltre alla conservazione di fondamentali opere di ogni genere e carattere in lingua greca, siriaca, ebraica, copta, medio-persiana e sanscrita, la Bayt al-Ḥikma assurgeva come istituzione universitaria pubblica, in cui si spaziava dall’insegnamento delle discipline filosofiche e scientifiche, fino ad arrivare a quelle più specificamente mediche. Inoltre la Biblioteca di Baghdad fungeva anche da ospedale/casa di ricovero, aperto a chiunque, senza distinzione d’età, sesso o etnia. Si aggiunga alla lista come ospitasse un osservatorio astronomico, il più grande dell’intero califfato.

La distruzione della Casa della Sapienza significò l’irrimediabile decadimento dell’autorità califfale, che infatti fu recisa istantaneamente. Densa di significato simbolico-spirituale fu persino l’esecuzione del califfo al-Mustaʿṣim. Hulagu Khan, temendo che versare sulla terra del sangue reale avrebbe causato l’ira divina, ordinò di avvolgere il corpo del califfo con un tappeto. Dopo di che disse ai suoi cavalieri di montare a cavallo e di calpestarlo uno ad uno. Morì in questo modo l’ultimo califfo degli Abbasidi.

10 febbraio Impero Mongolo apice espansione

La caduta di Baghdad avvenuta il 10 febbraio 1258 pose fine al potere politico degli Abbasidi. Sebbene il titolo di califfo sopravvivesse in forma simbolica per qualche tempo in altre regioni, il ruolo di Baghdad come centro di governo e di cultura fu irrimediabilmente spezzato.