Almanacco del 1° novembre, anno 1503: a Roma si chiude il conclave. Ad essere eletto è un cardinale originario del savonese, Giuliano della Rovere, che assume il nome pontificale di Giulio II. È il nipote di un altro papa, Sisto IV, che ha reso il suo pontificato un efficace strumento di nepotismo, cospirando e sobillando guerre contro i propri avversari. Giulio II dimostrerà di essere degno erede di suo zio, tanto da meritarsi l’appellativo di “Papa guerriero”. Sarà però anche un grande mecenate, protettore di Raffaello – al quale commissionerà il suo ritratto ufficiale – e Michelangelo. Inoltre, inaugurerà i lavori di costruzione dell’attuale Basilica di San Pietro in Vaticano.
Il giovane Giuliano scala rapidamente le gerarchie ecclesiastiche grazie al favore di suo zio, che lo ordina cardinale nel 1471 quando ha solamente 28 anni. La grande influenza che ottiene in Curia lo porta a scontrarsi con un altro potente cardinale, Rodrigo Borgia, anche lui nipote di un papa. Tale rivalità gli costa una prima possibile elevazione al soglio pietrino nel 1492, quando il Borgia riesce a soffiargli il posto risultando eletto come Alessandro VI. Il suo decennale pontificato è dominato dall’eccezionale figura del figlio Cesare Borgia, il quale sfrutta il ruolo del padre per crearsi un dominio personale in Romagna. Temendo per la propria incolumità, Giuliano della Rovere fugge a Parigi presso la corte di re Carlo VIII.
Rientrato nell’Urbe, partecipa al primo conclave del 1503 da cui esce eletto il malconcio Pio III, che infatti muore poco dopo. Il secondo conclave del 1503, lo vede invece vincitore. Uno dei suoi primi atti non può che essere l’agognata vendetta nei confronti della famiglia Borgia. Rimuove a Cesare tutti i titoli a lui concessi dal defunto padre, lo fa arrestare e rinchiudere a Castel Sant’Angelo. Tuttavia gli risparmia la vita, e infatti Cesare riesce ad evadere e rifugiarsi presso il cognato nel Regno di Navarra.
Giulio II, quindi, si adopera per recuperare alla Chiesa il controllo delle città conquistate dal Borgia. Una parte di esse, principalmente i porti romagnoli, erano state occupate dai Veneziani approfittando della confusione seguita al crollo del dominio del Valentino. Vista la strenua opposizione del doge, il Papa inizia a costruire una fittissima trama diplomatica ai danni della Serenissima. Vengono coinvolti diversi stati italiani e addirittura anche il re di Francia, il re di Spagna e l’imperatore. Le trattative culminano in un’alleanza militare che prese il nome di Lega di Cambrai. Essa prevedeva una spartizione dei territori veneziani che in pratica avrebbero ridotto la Repubblica alla sola laguna.
Si apriva così la Guerra della Lega di Cambrai. Venezia, da sola contro così tanti nemici, venne facilmente sopraffatta dai francesi di Luigi XII presso Agnadello. Gli altri membri della coalizione tuttavia non videro di buon occhio la vittoria francese. In primis Giulio II che temeva ora un eccessivo consolidamento della posizione dei transalpini nell’Italia settentrionale, i quali già erano in possesso del Ducato di Milano. Nemmeno Spagna e impero si compiacquero dei successi francesi, temendo i disegni egemonici di Parigi sulla penisola italiana e sul continente europeo.
Perciò, Giulio II compì una straordinaria giravolta diplomatica. Prese contatto proprio con i veneziani, che in quel frangente erano molto più propensi a lasciargli le città romagnole in cambio di un ribaltamento di fronte. Si costituì nel 1511 una coalizione di stati contro la Francia a cui aderirono anche Spagna e impero. La Lega Santa, così si chiamava la nuova alleanza, riuscì nell’intento di cacciare i francesi da Milano, anche se ciò non avrebbe determinato la cessazione delle ostilità. Anzi, quel conflitto avrebbe riservato ancora colpi di scena. Ma Giulio II non sarebbe riuscito a vederne la fine: nel febbraio 1513, infatti, spirò.