Lo spartito è quello del Piano Schlieffen e le truppe tedesche, sotto il comando di Alexander von Kluck, lo stanno interpretando nel miglior modo possibile. Il 26 agosto 1914 si trovano nei pressi della cittadina di Mons, comune vallone distante una settantina di km da Bruxelles. Gli uomini del Corpo di Spedizione Britannico, giunti sul continente per dare manforte a belgi e francesi, stanno per essere travolti a valanga dagli elmi chiodati, superiori in numero e meglio equipaggiati. Insomma, il disastro è preannunciato e non resta altro che pregare. Le preghiere servono a qualcosa, perché dal cielo a quanto pare discendono degli angeli salvifici, forse cavalieri di San Giorgio, forse di San Michele.
Per sciogliere il dubbio allora si dovette chiedere ad Arthur Machen, autore della storia intitolata “The Bowmen” (“Gli Arcieri”), prontamente pubblicata su un comunissimo quotidiano londinese. In realtà la versione di Machen era un attimo più spigliata. Essa vedeva in quegli angeli scesi dal cielo gli arcieri inglesi morti e insepolti a seguito della Battaglia di Azincourt (1415, Guerra dei Cent’anni).
La narrazione, dal tono fantastico, ebbe tanto successo nel Regno Unito. Talmente tanto, che la versione leggendaria soppiantò quella reale, poco affascinante e dettata da necessità prettamente umane. Ci spieghiamo meglio. Il dato concreto dei fatti è il seguente: la 1° Armata del kaiser aveva come obiettivo la presa lampo di Parigi e la conseguente capitolazione dei nemici ad ovest. Per farlo, 320.000 soldati avrebbero marciato per una media di 40 km al giorno, flagellati dal peso degli zaini, circa una quarantina di chili ciascuno. A ciò aggiungiamo le fasi di battaglia cruenta e il passo della cavalleria da dover rispettare.
Giunti a Mons i tedeschi erano stanchi, troppo stanchi. Ecco perché, dopo due giorni di fuoco e cannoneggiamenti (24 e 25 agosto), i corpi d’armata di von Kluck non sferrarono il colpo di grazia ai britannici in rotta (circa 80.000 uomini). Un miracolo a tutti gli effetti, un miracolo comprensibile solo attraverso l’intervento divino. Ed ecco che la storia degli Angeli di Mons si radicò nell’immaginario dell’opinione pubblica di Sua Maestà. A nulla servirono le spiegazioni di Machen, il quale ripeté di aver inventato tutto di sana pianta.
La vicenda soprannaturale dietro la ritirata di Mons entrò a gamba tesa sulla reale narrazione degli eventi. Addirittura alcuni reduci affermarono di aver visto, con i loro stessi occhi, uomini in vesti medievali muniti di arco e frecce scagliare raggi di luce contro i tedeschi in avanzata. Non solo! Il collega giornalista Edward Harold Begbie arrivò a querelare il povero Machen per falso e plagio dopo le dovute smentite sulla storia.
Eppure non si può accusare gli inglesi di nulla, né si può biasimarli per aver applicato il bollino della verità ad un racconto che di veritiero aveva solamente la citazione storica. Per tutta la Prima Guerra Mondiale l’obiettivo degli schieramenti – o meglio, della loro propaganda – fu quello di demonizzare il nemico. Lo facevano tanto i paesi dell’Intesa, quanto gli imperi centrali. Se quindi così tanti inglesi si salvarono dopo la rotta di Mons, forse un po’ fu anche merito degli angeli.