Vogliamo essere chiari fin da subito, così da evitare fraintendimenti a posteriori: la notizia della scoperta della cosiddetta “Sala del Re“, avvenuta nella regione tedesca del Brandeburgo, è sì importante, ma non risolutiva. Esatto, perché la sensazione generale, ascoltando anche le dichiarazioni dei responsabili e degli addetti ai lavori, è quella di aver fatto “un colpo grosso”, ma nessuno dei suddetti esperti è in grado di contestualizzare la portata del ritrovamento. Non per inettitudine, ma a causa di una scarsa conoscenza delle popolazioni stanziate nell’Europa settentrionale durante la tarda Età del Bronzo. Tante sono le ombre su questa cultura, troppe per definirla in termini concreti.
Speriamo di esserci spiegati, perché altrimenti molti degli aspetti salienti della scoperta che riporteremo qui di seguito potrebbero risultare non del tutto comprensibili. Ora passiamo al dato pratico. Una squadra di archeologi, sostenuta e finanziata da diverse entità istituzionali e statali (Ufficio statale del Brandeburgo, Museo archeologico statale, Seminario di preistoria e protostoria dell’Università di Göttingen), coordinata dal responsabile Immo Heske, lavora dall’inizio di questo 2023 sul sito di Seddin. La zona è già rilevante dallo scadere del XIX secolo, per via della scoperta di un eccezionale tumulo funerario, appartenuto ad un re influente e noto durante l’XI secolo a.C.
Qualcuno, ragionando per supposizioni, ha collegato la tomba (e di conseguenza la sala reale) alla figura del leggendario Hinz. Secondo le voci popolari, egli fu un sovrano molto potente nella zona di Prignitz (di cui Seddin è frazione). Purtroppo le fonti storiche a riguardo scarseggiano. Laddove manca il documento scritto, subentra l’archeologia, che infatti ci permette di osservare, in tutta la sua magnifica grandezza, la “Sala del Re”. A proposito di dimensioni, la sala (10×31 m) si estende per una superficie di 250 metri quadrati.
L’estensione è da record, perché mai in Europa settentrionale si sono verificati ritrovamenti simili. Secondo gli archeologi, la struttura in legno contava su un’altezza massima di 7 metri ed era suddivisa in zone d’uso. Quindi la Sala del Re possedeva un ambiente per l’immagazzinamento di bestiame e grano, così come un’area abitativa ed una riservata alla rappresentanza. Quest’ultima risultava essere di grande prestigio, visto il ritrovamento di un punto absidato – sul quale si ergeva il trono – e di un focolaio centrale.
Semplificando, anche in modo un po’ becero, la sala riunioni è importante per due motivi principali. In un primo momento smentisce il luogo comune per il quale il Brandeburgo dell’età bronzea fosse un posto dimenticato da Dio. In secondo luogo, accorpando la scoperta alla “Tomba del Re Hinz“, ci rende il conto di un insediamento davvero grande per gli standard nordici dell’epoca.
Avviandoci verso una conclusione, speriamo che il ritrovamento di Seddin (Prignitz) possa darci qualche informazione in più su una tradizione, una cultura così poco conosciuta. Diversi team d’analisi, che Berlino sostiene con ingenti fondi statali (se volete cogliere la critica, fatelo pure), stanno lavorando affinché la luce della conoscenza pervada anche questo campo di studio. Speriamo.