Sul fondale del mare antistante la costa nord orientale della Sardegna, presso Arzachena (Sassari), è stato rinvenuto un tesoro risalente al IV secolo d.C. Secondo una prima stima, l’ammontare del ritrovamento si aggirerebbe fra le trentamila e le cinquantamila monete romane. Più precisamente, esse sarebbero follis, una grande moneta in bronzo introdotta dall’Imperatore Romano Diocleziano come parte della sua riforma del 294 circa.
La scoperta è avvenuta per caso: durante un’immersione, infatti, un sub è rimasto colpito da alcuni resti metallici che affioravano luccicanti dal fondale ed ha allertato immediatamente le autorità competenti. Il giorno successivo si sono recati sul posto il Nucleo archeologico subacqueo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Sassari e Nuoro, assieme ai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale della Sardegna e del Nucleo Carabinieri Subacquei.
L’eccezionalità della scoperta è rintracciabile anche nell’ottimo stato di conservazione delle monete. Solamente 4 esemplari risultano danneggiati, ma comunque leggibili. Per quanto concerne la datazione, le raffigurazioni degli imperatori suggeriscono che l’arco cronologico in cui sono comprese vada dal 324 al 340 d.C.
L’utilizzo del follis proseguì anche dopo la riforma monetaria dioclezianea. La sua coniazione, infatti, risulta attestata anche nell’Impero Romano d’Oriente nei secoli successivi. Possediamo esemplari emessi da Anastasio I, imperatore romano d’Oriente dal 491 al 518, e da Costantino VII, che regnò dal 913 al 959. Le ultime coniazioni avvennero sotto il governo di Alessio I Comneno, imperatore dal 1108 al 1118.
Sull’importanza della scoperta si è soffermato anche dal Direttore generale ABAP (Archeologia, Belle Arti e Paesaggio), Luigi La Rocca. Egli si sofferma tanto sulla rilevanza per gli studi numismatici, quanto sulla ricchezza del patrimonio storico del passato. Un patrimonio straordinario costantemente minacciato da fenomeni naturali e dall’azione dell’uomo. Perciò il direttore ha voluto anche ricordare l’impegno del Ministero nello sviluppo di metodologie e tecniche di recupero e valorizzazione assai efficaci.