Grappoli d’uva, vite, animali, fiori e scene della mitologia a decorare splendidamente circa 400 tombe di epoca romana nel territorio di Blaundos, a Uşak. L’influenza del fiorente Impero Romano era giunta anche in questo territorio remoto, e non poteva non lasciare traccia di sé. Così ad oggi sono venuti fuori i segni del passaggio di uno dei più grandi imperi mai esistiti.
La città ha una caratteristica che tutti nell’antichità cercavano. Sorgeva al di sopra di una collina, al di sotto della quale c’era un profondo canyon. La posizione consentiva di avvistare i nemici dall’alto, la conformazione geologica sottostante invece consentiva delle migliori e facili difese in caso di attacco nemico.
Nel canyon però, e più precisamente ai lati di questo, furono scavate anche le sepolture in questione. Birol Can, archeologo responsabile della spedizione dell’Università di Uşak, conferma anche la presenza di sarcofagi ad arco in ognuna delle sepolture, tutti scavati direttamente nella roccia.
La principale fra le tombe aveva inoltre, in origine, una porta di marmo. I cerimonieri avevano il compito di aprirla e chiuderla durante le onoranze funebri. Inoltre alcune camere presentavano solamente una stanza con la sepoltura, altre risultavano molto più complesse e avevano più stanze allineate e collegate fra di loro.
Un dato più triste riguarda invece i tombaroli ed il loro continuo trafugare oggetti dalle tombe. Nel corso della storia molti oggetti preziosi sparirono, talvolta in modi indecifrabili. Nonostante ciò, ancora oggi si trovano gioielli, reperti e monete databili tra il II ed IV secolo d.C. Non tutto infatti è facilmente accessibile, molte tombe tengono bene botta.
Il luogo di sepoltura, che è uno dei più grandi al mondo, è noto agli archeologi da oltre 150 anni. Gli scavi sono iniziati però solo nel 2018 e le scoperte si susseguono da allora riportando alla luce, pezzetto dopo pezzetto, un po’ di storia alla volta.