Tutti coloro che almeno una volta nella vita hanno ascoltato o letto le imprese di Henry Every si sono chiesti: che fine ha fatto il grande tesoro del Re dei Pirati? La domanda è lecita, ma soprattutto pertinente, perché di fronte abbiamo una storia reale, che di leggendario ha ben poco (se non la fine dell’uomo stesso). Ripercorrendo la vita di capitan Every, accennando a quelle che sono state le sue scorribande da pirata, cercheremo quantomeno di giungere ad un’ipotesi valida, un’ipotesi che possa fungere da risposta alla domanda iniziale. Pronti? Via.
Henry Every nasce nel 1659 nei pressi di Plymouth, in un’Inghilterra che sta conoscendo le fasi finali del Commonwealth, fortemente voluto da Cromwell. Già in gioventù si da alla vita di mare, forse arruolandosi nella Royal Navy. Entra anche nel “simpatico” (IRONIA) mondo della tratta schiavistica, trasportando uomini e donne dalla Guinea alle Americhe. Il lavoro garantisce a lui e sua moglie un tenore di vita modesto, ma Every vuole di più. L’occasione per svoltare ce l’ha nel maggio del 1694. L’inglese riesce a convincere parte dell’equipaggio della Charles II – ancorata nel porto di La Coruña, in Spagna – sulla bontà di un ammutinamento. Promette fama, fortuna e soprattutto oro (sull’ultima il tempo gli darà ragione).
Sono pochi coloro che restano fedeli al capitano legittimo; questi vengono tolti di mezzo e in piena notte l’imbarcazione lascia il porto, avviandosi verso il mare aperto. Il capitano verrà lasciato qualche miglio più in là, solo con la sua scialuppa. Henry Every, noto allora come Long Ben, è il nuovo capitano della Charles II, pardon, della Fancy. La rotta è chiara fin da subito: Oceano Indiano! C’è tanto da razziare da quelle parti ed infatti le prime incursioni danno ragione agli uomini di Every. Le coste arabe fino all’imbocco di Bab-el-Mandeb (attraverso il quale si entra nel Mar Rosso) conoscono la spietata sete di ricchezza della ciurma di Henry Every. Queste imprese nello specifico, elevano lo status del capitano. Insomma, si fa un certo nome.
La notorietà è tale da permettergli l’assemblaggio di una gigantesca flotta pirata, capeggiata dai più famosi pirati dell’epoca. Solo per fare qualche nome, citiamo i vari Thomas Tew, Joseph Faro, William Mayes e Mr. T. Wake. A questi promette una cosa: l’oro dei Moghul. La fortuna sfacciata di Every si ripresenta, perché intercetta una flotta indiana di ritorno dalla Mecca. Fa parte del convoglio un veliero mercantile niente male, definito come “la perla della marineria Moghul”. Parliamo della Ganj-i-sawai (50 metri di lunghezza, massimo 80 cannoni, tonnellaggio spropositato). La nave, oltre che trasportare un membro della famiglia imperiale, era strabordante di ricchezze orientali. La Fancy punta la flotta composta da 25 navi, rischia tanto, ma alla fine fa suo il bottino. Quest’ultimo viene spartito tra i sopravvissuti e l’alleanza piratesca si scioglie.
Saccheggiando la Ganj-i-sawai, Every mette mano su un tesoro che ammonta a circa 600.000 sterline (con il cambio di oggi, quasi 100 milioni di sterline). Si tratta dell’atto di pirateria più redditizio della storia. A seguito dell’assalto, datato agosto 1695, le relazioni tra Impero Moghul e Londra si deteriorano. Per mettere una pezza sulla questione, tanto il primo quanto la seconda (in veste dell’East India Company), applicano una taglia congiunta di 1.000 £ sulla testa di Every. Anche se non sembra, sono tantissimi. La Fancy si dirige verso le Bahamas; una volta corrotto il governatore di Nassau, la ciurma si scioglie, meglio che ognuno prosegua per la sua strada. Every ha troppi gioielli con sé, deve riconvertirli in denaro e in fretta anche. Segretamente torna in patria.
Purtroppo in Inghilterra viene raggirato da alcuni mercanti, che sperperano le sue ricchezze in cambio di una misera somma di denaro. Il pover uomo si ritirerà in Irlanda, anche se morirà in Inghilterra (forse), cercando una vana resa dei conti con quei falsi commercianti. Ciò dopo il 1699. Nonostante la carriera da pirata di Every sia durata solamente due anni, le sue gesta gli varranno la nomea postuma di “Re dei Pirati“. Alcuni sostengono come l’uomo abbia sperperato le sue ricchezze, altri invece protendono per il dubbio. E quindi ci si continua a chiedere: che fine ha fatto il ricco tesoro del Re dei Pirati?