Nella penisola istriana, al confine con la Slovenia e la Croazia, l’8 aprile del 1692, nacque Giuseppe Tartini. La sua non fu una vita facile, si potrebbe dire anzi ondivaga. Come un pendolo oscillava, in maniera incostante, tra l’abito da monaco (rifiutato), la passione per la spada e quella per il violino. Quest’ultimo sarà croce e delizia della sua vita, tormento terreno e gloria eterna per il compositore.
Secondo i racconti, alle volte, talmente preso dallo studio e dal suono del suo amato strumento, ne rimaneva totalmente alienato. Tendeva ad isolarsi dal mondo e dagli affetti più cari per rintanarsi nella piccola cassa del suo violino. Non era uno strumento musicale, era un modo di vivere, l’unico che Giuseppe conosceva.
Arriviamo ora però alla parte più curiosa della vicenda. Questa storia vede come protagonisti lo stesso Tartini e Satana, autore di un regalo al nostro compositore. E che cosa, se non una sonata, poteva ricevere in dono un violinista. Tra sogno e veglia, si svolse l’oscuro incontro.
Il compositore sfida apertamente Belzebù, chiaramente nella sua arte principale: il suono del violino. Si sentiva invincibile, e forse lo era, almeno per gli altri esseri umani. Il Diavolo però quel giorno lo annichilì. Suonò, in maniera inespressiva in volto, la melodia più dolce e atroce che Tartini avesse mai ascoltato o immaginato. Toccava le corde del suo cuore e si scriveva nella sua mente, indelebile.
Sull’ultima nota, come sempre accade, Tartini si destò. Scosso, tremante ed emozionato dalla bellezza di ciò che aveva udito. Non gli restava che riprodurla. Chiaramente fu inutile, quella canzone, per sempre impressa nella sua pelle, nel suo cuore e nella sua mente, non aveva riscontro sul pentagramma. Non aveva riscontro nella realtà.
Ci vollero 17 anni, un lasso di tempo lunghissimo, ma alla fine nacque “Il Trillo del Diavolo“, o “Sonata per violino in Sol minore”. Il Diavolo la consegnò a Tartini. Questi la consegnò alla storia. Oscura, travolgente e melliflua, tra mistero e realtà questa è la storia di una delle sonate più difficili mai composte.