La storia di oggi parte un po’ indietro nel tempo e arriva fino ai giorni nostri. Juan Martín, nel 1831, scopre per puro caso una grotta carsica in un suo terreno vicino Granada. Mai si sarebbe aspettato che si trattasse del sito archeologico più importante dell’Europa Meridionale. Proprio qui si nascondevano le nostre espadrillas, da migliaia di anni ormai sepolte.
Il sito cambiò subito nome, divenne “La Grotta dei Pipistrelli“. Il perché non è adatto ai più deboli di stomaco. Il nome derivava dalla grande presenza di escrementi di pipistrello presente nella grotta. Ma non fermiamoci alle banalità, c’era ben altro al suo interno! Stiamo parlando di ben 70 corpi mummificati, un diadema d’oro e oggetti vari da corredo funerario.
Le sorprese non finiscono qui. Si trovavano nella Grotta dei Pipistrelli anche dei cestini di sparto con semi di papavero e capelli al loro interno e, infine, oltre venti paia di sandali di fibre delle steppe intrecciate. Dei veri e propri progenitori delle odierne scarpe, ed in una quantità molto elevata.
Arriva ora la parte più brutta della storia, legata all’ignoranza e alla superstizione. Nel corso del tempo, gran parte del corredo e dei rinvenimenti descritti sono andati persi. Alcuni utilizzati addirittura per attizzare il fuoco. Solo 76 oggetti si sono a oggi conservati. Il resto è perso a causa delle credenze umane del luogo che li vedeva come sfortunati e pericolosi oggetti rituali.
La datazione al carbonio 14 ha dato preziose informazioni sulle scarpe di fibre, datandole tra 9.500 e 6.200 anni fa, ovvero nell’Olocene inziale e medio. A questo punto della storia l’agricoltura non era ancora arrivata nell’area in questione. Ciò significa che si trattava delle calzature di una popolazione di cacciatori-raccoglitori.
Ora è nostro compito preservare quelle giunte fino a noi e consentirne la conoscenza alle generazioni future, senza cadere più nella superstizione.