Nel bel mezzo dell’inospitale Outback australiano, esattamente sull’altopiano di Finnis Springs, 60 km a ovest dalla cittadina di Marree, si trova un geoglifo da record, in quanto per dimensioni risulta essere il più grande al mondo. Soprannominato “Uomo di Marree“, il disegno sulla superficie sabbiosa rappresenta ad oggi uno dei più fitti misteri d’Australia, scopriamo perché.
Se qualcuno tra voi avesse pensato ad un’opera antropica di antichissima fattura, dispiace deludervi, ma l’Uomo di Marree è recentissimo. Addirittura sappiamo indicare l’esatto periodo di tempo entro il quale il disegno è stato realizzato. Tutto ciò grazie al confronto satellitare; esso attesta la creazione del geoglifo nell’arco di tempo che va dal 27 maggio al 26 giugno del 1998. Prima della fine di maggio, i satelliti non hanno rilevato nessun segno riguardo un’eventuale mutamento artificiale della zona.
Eppure, nonostante le sue dimensioni siano fuori scala e visibili dallo spazio, benché si conosca il lasso di tempo entro cui è avvenuta la sua creazione, nessuno, ma proprio nessuno, potrebbe indicare il vero autore dell’opera. Dal 1998 il mistero vive e coinvolge chiunque si avvicini alla questione. La grande figura rappresenta un aborigeno, forse membro della tribù Pitjantjatjara, durante una fase di caccia. L’essere che si estende per 4,2 km in altezza, occupando un perimetro esteso fino a 28 km, imbraccerebbe una sorta di giavellotto.
Un’ulteriore analisi giunta dagli esperti presenti sul campo specifica alcuni dettagli interessanti. Prima di tutto, si stima come la realizzazione del geoglifo abbia richiesto dalle quattro alle otto settimane di tempo. Oltre ciò, dando un’occhiata da vicino, si comprende come a realizzare i solchi sia stato un aratro particolarmente grande (8 vomeri, per una larghezza di 2,5 m). Solamente un imponente trattore è capace di ciò.
A quest’ultima peculiarità si ricollega l’enigma. Esatto, perché tranne un singolo tragitto – che unisce l’altopiano al resto dell’area circostante – non esiste altra via d’entrata. Chi si è recato in loco in quel finale di giugno 1998 non notò alcuna traccia di eventuali trattori, bulldozer o, per scrupolo, impronte umane. Ma si tenga a bada lo spettro del complottismo, che comunque in Australia e nel resto del globo ha alzato parecchio la cresta sulla questione.
Infine in molti hanno notato una certa somiglianza tra l’Uomo di Marree e il Cronide di Capo Artemisio. Il geoglifo sembra imitare (anche se a braccia invertite) la gestualità del bronzo rinvenuto nell’Adriatico nel 1926. Che sia un richiamo alla scultura raffigurante uno dei figli di Crono (Zeus o Poseidone, scegliete voi)… La verità verrà fuori col tempo, forse.