In più occasioni abbiamo sottolineato il fascino della Mongolia in quanto terra ricca di storia, cultura e spiritualità. Un fascino che però in alcuni casi resta enigmatico, incompreso e misterioso. È il caso delle Pietre di Cervo, ovvero megaliti sparsi in tutto il territorio dello stato asiatico al quale nessuno, nel corso dei millenni, è riuscito a dare una spiegazione concreta supportata da prove inconfutabili.
Ma procediamo con ordine, partendo col dire cosa sono esattamente le Pietre di Cervo. Si tratta di rocce verticali di svariata grandezza caratterizzate il più delle volte da incisioni. Quest’ultime si diversificano per soggetto e tematica trattata. Noi oggi le chiamiamo “Pietre di Cervo” perché è il nome con il quale un esploratore ed archeologo russo si è riferito per la prima volta a tali sculture, alcune delle quali presentavano incisioni di cervi volanti. Ciò già nel lontano 1856. Alcuni decenni dopo, lo storico russo di origini tedesche Vasilij Vasil’evič Radlov, pubblicò un articolo incentrato su questi “misteriosi monoliti” – come egli stesso li definì.
Ed è a Radlov che si deve la prima valida ipotesi sul significato delle Pietre di Cervo. Per lo studioso e turcologo russo, queste non erano altro che rappresentazioni funerarie tipiche della cultura delle tombe a lastra (prima Età del Bronzo). Radlov diede anche una spiegazione di carattere rituale a questi complessi. Ipotesi supportata dal ritrovamento di ossa animali nelle vicinanze delle rocce scolpite. Sì, ossa animali e non umane; ragion per cui la teoria sepolcrale non è ad oggi la principale.
Maggiormente in voga dalla metà del XX secolo è l’ipotesi che vede queste grandi pietre assolvere alla funzione commemorativa. Le Pietre di Cervo andrebbero a celebrare l’identità dei defunti. La concordanza, in tal senso, è dovuta alle caratteristiche estetiche dei megaliti: sono tutti diversi tra loro, come se volessero riferirsi a persone dal trascorso unico (come è naturale che sia). Sul significato e l’origine di queste rocce si potrebbe discutere per decenni – e infatti è ciò che accade.
Questo è vero, come è certa la datazione dei manufatti: i più antichi hanno quasi 3.000 anni, ma non appartengono tutti allo stesso periodo. Delle 1.500 pietre scoperte in tutta la Mongolia, solo un centinaio si sono preservate quasi perfettamente. Molte Pietre di Cervo sono state rovinate volontariamente; anche qui nessuno sa perché.
Ad aggiungere un pizzico di mistero all’intera questione è la direzione in cui la maggior parte delle pietre sono inclinate: esse guardano ad est. Gli archeologi lavorano sul caso di studio, scovando sempre nuovi complessi man mano che passano gli anni. Affioreranno nuove teorie, ipotesi sempre più accurate, ma ad oggi le Pietre di Cervo rimangono un mistero affascinante, proprio come la terra che le ospita.