Il tabellone lampeggiò per dieci volte il punteggio 1.00, perché mai prima del 1976 la giuria aveva assegnato un 10.00 a seguito di un’esibizione, ragion per cui il sistema non era tarato per quel numero così tondo, pieno, perfetto. E infatti la ginnasta rumena Nadia Comăneci in quell’edizione olimpica svoltasi a Montreal, in Canada, toccò la perfezione. Di fronte alle parallele asimmetriche la giovane ragazzina di neppure 15 anni sembrò nuotare in un oceano d’aria – rubando l’espressione utilizzata da un telecronista del tempo. Dopo aver raggiunto il record dei record, la carriera dell’atleta proseguì. Tuttavia tanti, troppi furono i momenti difficili, legati anche alla situazione interna al suo paese, la Romania.
Nata ad Onești, una piccola cittadina non lontana dal confine con la Moldavia, nel 1961, Nadia visse la classica infanzia che una ragazzina della sua età poteva sperimentare in una Romania ben posizionata all’interno del blocco sovietico. Parliamo di una terra allora semi-sconosciuta, della quale poco si sapeva, se non che vi fosse al comando un uomo forte, Nicolae Ceaușescu, strettamente fedele all’applicazione dei precetti comunisti. Nadia, con quella medaglia d’oro e quel perfect, fece conoscere al mondo una realtà, quella della dittatura rumena, fin troppo spesso ignorata.
Tornando al dato prettamente sportivo, fate attenzione: il talento cristallino della piccola Comăneci non era sconosciuto! Quella “graziosa farfalla” arrivò alle Olimpiadi del 1976 con la nomea di “Atleta dell’anno”, assegnatole nel ’75. Inoltre aveva già partecipato a competizioni ginniche nazionali ed europee, non vincendole, cannibalizzandole. Diventerà sì la “Fata dei Carpazi“, ma al consacramento di un percorso iniziato quando di anni ne aveva solamente sei. In lei credettero un po’ tutti, a partire dal suo allenatore, l’ungherese Bela Károly. Troppo evidente la bravura della bambina (anche se nella Romania dell’epoca, a 14 anni si era costretti ad essere adulti…), alta solamente un metro e mezzo, per quaranta chili sputati.
Anche gli allenamenti più sfiancanti, le diete più pressanti, i rimproveri più umilianti, persero di importanza di fronte a quelle migliaia di persone che la riempirono di gloria per le strade di Bucarest, una volta tornata dall’Olimpiade canadese. Ceaușescu le conferisce le più alte onorificenze. La nazione è fiera, è innamorata, così come è perversamente innamorato il terzogenito della famiglia al comando, Nicu Ceaușescu. Egli costringerà la povera Nadia a diventare la sua personale amante. La donna vivrà per un periodo nel lusso più sfrenato, proseguendo la sua carriera con ulteriori successi. Ma si sa: nella gabbia d’oro la solitudine si fa sentire.
Alla solitudine si aggiunge ben presto la vergogna, la rabbia, il disprezzo per un uomo che la violenta, sia nel corpo che nella psiche. Così un giorno una consumata Nadia decide di farla finita. Beve un bicchiere di candeggina; la salvano giusto in tempo. Incredibile ma vero, dopo tre giorni dall’accaduto, nella primavera del 1977, torna ad allenarsi per gli europei di Praga e per i Campionati del Mondo del ’78. Macina medaglie d’oro fino a Mosca 1980. In quell’olimpiade otterrà un punteggio pari a 9.85, non sufficiente per il primo posto, raggiunto da una collega russa. A soli 19 anni dice basta. La perfezione per la quale era stata programmata svanì come una goccia d’acqua in un vasto oceano salato, questa volta non d’aria.
Sembra andare tutto a rotoli nella sua vita, così come è in malora il sistema-nazione in Romania. Nadia Comăneci scappa e chiede asilo politico negli USA. Gli States accolgono la dolce libellula e lei sembra felice. Lo sarà di più quando incontrerà un ragazzo americano, anche lui atleta olimpionico, che nel ’76 le aveva stampato un bacio sulla guancia a favor di telecamere. Quel ragazzo, Bart Conner, nel 1996 diventerà suo marito. Nello stesso anno muore per cirrosi epatica Nicu Ceaușescu, guarda un po’ il destino. Da allora Nadia vive una vita serena, attiva nella beneficenza e nel supporto sportivo/psicologico rivolto a chi lo necessita. Ecco cosa si cela dietro la vita di una donna che a 14 anni nuotò in un oceano d’aria, conquistando notorietà internazionale. A che prezzo…