Si tratta di una scoperta fatta nel 1987 da un gruppo di sommozzatori nella costa meridionale di Yonaguni, in Giappone. Questi stavano studiando la popolazione degli squali martello, quando si imbatterono in qualcosa senza precedenti: delle rovine sottomarine. Fu, nello specifico, il giapponese Kihachiro Aratake a scoprire per caso quella che gli sembrò una struttura architettonica che nell’insieme richiama le piramidi egizie.
Da allora sono molti i ricercatori interessati a questo misterioso fenomeno, nonsostante le forti correnti oceaniche che rendono difficili e proibitive le spedizioni. Le prime indagini sono state condotte tra il 1997 e il 1999. Successivamente, gli scienziati nel 2002 ne condussero un’altra utilizzando un robot televisivo subacqueo. Ad oggi rappresenta un’importante meta turistica, chiamata ”Ruins Point”.
Nel complesso, si tratta di una struttura lunga 120 metri, larga 40 e alta 20 metri. Sono presenti delle rampe di scale con due fori, realizzati probabilmente per infilare pilastri di legno. Le rovine probabilmente risalgono ad un peridio compreso tra 4.000 e 10.000 anni fa.
Il dibattito, ancora oggi, è sulla sua vera origine. Si tratta di un’opera dell’uomo oppure è frutto della natura? Per quanto riguarda l’ipotesi sulle origini artificiali, il professor Kimura, dell’Università delle Ryukyu, spiega che le rocce furono scavate durante l’era glaciale. In questo periodo l’area di Yonaguni faceva parte di un ponte continentale posto tra il Giappone e l’Asia. Il livello del mare era più basso per cui il professore sostiene che le piramidi si trovino nel sito di una città di 5.000 anni fa, poi sprofondata. A supporto della tesi, Kimura, afferma di aver trovato non solo le piramidi, ma anche un castello, acquedotti, strade, oltre che immagini di animali e persone impresse sulle rocce.
Gli studi che supportano l’ipotesi sulle origini naturali, invece, affermano che la formazione della struttura sia dipesa dall’erosione delle rocce da parte dell’oceano e della barriera corallina. Il geologo Robert Schoch dell’Università di Boston, è uno degli scienziati che ritiene che le odierne rovine sottomarine si siano formate naturalmente. Allo stesso tempo riconosce la possibilità che l’uomo le abbia utilizzate in passato.
Non essendoci alcuna certezza sulla sua origine, molti si sono cimentati nell’ipotizzare le cose più bizzarre. Un gruppo di teorici degli antichi astronauti sostengono che questa formazione possa rappresentare una sorta di base per navicelle spaziali usate in tempi antichi dagli extraterrestri. Ovviamente, con il tempo, a supporto dell’ipotesi questo gruppo non ha trovato nessuna prova.
E allora, secondo voi, qual è l’ipotesi più valida?