Nonostante siano passati più di 20 anni dall’uscita del primo Signore degli Anelli, all’ascolto della frase “Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli” rabbrividiamo come la prima volta. Ma se Tolkien scrisse quel capolavoro, in parte lo deve ad un manufatto romano in oro del IV secolo, ritrovato nell’antica città romana di Calleva Atrebatum, in Gran Bretagna. Parliamo dell’Anello di Silvianus.
L’Anello di Silvianus è di una bellezza rara, incanta per la sua forma, la storia che trasuda ma soprattutto per il mistero che lo avvolge. Prima di addentrarci tra le pieghe della leggenda, snoccioliamo quelle poche informazioni certe in nostro possesso. Per iniziare, sappiamo come fu un contadino inglese di Silchester a ritrovare il sigillo in un campo arato nel 1785. Viste le condizioni economiche non proprio eccellenti dell’uomo, egli decise di vendere l’anello alla facoltosa famiglia Chute. Quest’ultima conservò l’anello d’oro all’interno della tenuta di campagna fino a quando, nel 1929, emersero dettagli sulla sua storia.
Nel suddetto anno, l’archeologo Mortimer Wheeler condusse gli scavi nell’area dove sorgeva il tempio romano di Nodens, a Lydney Park. L’esperto rinvenne una tavola di piombo incisa a graffio. La tavola, ancora oggi consultabile, riporta una vera e propria maledizione nei confronti di un certo Seniciano, reo di aver rubato l’anello di tale Silvianus, un legionario di stanza in Britannia. Il soldato quindi sarebbe l’autore della defixio (anatema).
Guardando l’oggetto si può riscontrare immediatamente un dettaglio degno di nota: è grande, abbastanza grande da lasciar presupporre un suo eventuale utilizzo solo con la presenza di un guanto. Il sigillo ha un diametro di 25 millimetri, per un peso di circa 12 grammi. Non è perfettamente circolare, ha dieci facce, perciò parliamo di un anello dalla forma decagonale. Oltre alla dea Venere, vi troviamo incisa la seguente affermazione “SENICIANE VIVAS IIN DE” che però risulta essere un errore d’incisione. Sì, perché si riferisce ad un modo di dire tipicamente romano-cristiano “SENICIANE VIVAS IN DEO” che traduciamo in “Seniciano, possa tu vivere in Dio”.
Sorge spontanea la domanda: chi era Seniciano? E qui, mi dispiace deludervi, non sappiamo proprio un bel niente. Non esiste documentazione che tratti il destino di tale uomo in quell’epoca storica e in dato luogo. Il mistero inizia proprio da qui e affascina ancora oggi un numero indicibile di persone.
Tra questi aficionados non possiamo non citare J.R.R. Tolkien, il quale si ispirò all’Anello di Salvianus, considerato un oggetto tanto enigmatico quanto “superiore” per elaborare l’idea dell’Unico Anello. Un’idea di successo, concorderete…