Sir Mark Thatcher, figlio del Primo Ministro del Regno Unito in carica dal 1979 al 1990 Margaret Thatcher, ordisce un colpo di stato in Guinea Equatoriale per destituire il presidente in carica a favore di un politico in esilio fidato che possa garantirgli enormi guadagni economici e finanziari. Accade nel 2004. Sembrerebbe la trama di uno Spy Movie dalle tinte comiche tipicamente britanniche, eppure è strabiliante realtà.
Magari pensare ad una personalità così in vista, come può esserlo Sir Thatcher, intrecciata con tali questioni spinose può risultare quantomeno dubbio. Ma se nel frattempo dessimo uno sguardo alla lunga lista di malefatte giudiziarie delle quali il nostro uomo si è reso protagonista, allora tutto tornerebbe. Il golpe di Wonga – nome con il quale ci si riferisce all’episodio dei primi anni 2000 – non solo vede coinvolto Mark Thatcher, secondo dinamiche che andremo ad approfondire, ma avrebbe anche ottenuto il beneplacito della Lady di Ferro. A sostenerlo è il vero volto dell’atto illecito, Simon Mann, ex ufficiale SAS e mercenario britannico.
Perché mai il figlio della Thatcher avrebbe dovuto immischiarsi in tali affari? Per comprenderlo dobbiamo dare una veloce occhiata al sistema nazione guineano dal 1979 ad oggi. Un periodo di tempo lungo. In effetti sembra passata un’eternità da quando i carri armati sovietici entravano a Kabul o in Iran Khomeini guidava la Rivoluzione Islamica. Eppure da quell’anno in Guinea Equatoriale c’è un solo uomo al potere: Teodoro Obiang Nguema Mbasogo. Presidente de iure, dittatore de facto. La Guinea Equatoriale, uno dei paesi più miseri (economicamente parlando) del mondo, negli anni ’80 scoprì di avere sotto il suolo e nei fondali marini di competenza il terzo bacino petrolifero più grande d’Africa.
Ed è proprio il petrolio ad aver indotto Simon Mann, il grande uomo Mark Thatcher, il politico equatoguineano in esilio Severo Moto e altri 69 mercenari a rovesciare la presidenza nel marzo del 2004. Sir Thatcher finanziò l’acquisto degli elicotteri per l’operazione e, si pensa, ebbe voce in capitolo sul piano organizzativo.
Il colpo di stato non andò male, ma malissimo. L’autorità arrestò Mann e i suoi uomini, condannando il vertice golpista a 34 anni di carcere. L’ex SAS – il quale scontò 4 anni di pena prima della grazia – puntò il dito contro Thatcher, sostenendo come fosse parte attiva del piano. Nel 2005 la polizia di Città del Capo lo arrestò, in quanto coinvolto in controversie militari estere. La corte sudafricana lo condannò ma il signorino non passò neppure un giorno della sua vita in carcere, patteggiando con mezzo milione di sterline.
D’altronde un uomo che negli anni ha conosciuto accuse per riciclaggio, illeciti finanziari, frode per milioni e milioni di dollari, vendita illegale di armi e corruzione, non poteva di certo farsi mancare il coinvolgimento in un colpo di stato. Se realizzassero un film a riguardo, andremmo subito a vederlo. Garantito.