La scena più celebre del film Psycho è senza dubbio l’assassinio nella doccia, che per anni ha impressionato migliaia di appassionati del genere horror. Tuttavia, pure la Francia della Rivoluzione assistette ad una morte simile a quella che patì Marion Crane nel capolavoro di Alfred Hitchcock. Jean-Paul Marat, uno degli uomini politici più importanti dell’epoca, fu infatti ucciso nella sua vasca da bagno da una giovane fanciulla, Charlotte Corday. Ma facciamo un passo indietro.
Jean-Paul Marat nacque nel 1743 a Boudry, in Svizzera. Esercitò la professione di medico, per poi dedicarsi alla politica con lo scoppio della Rivoluzione nel 1789, aderendo al club dei Giacobini, il medesimo di Robespierre. Fondò anche un proprio giornale, “L’Ami du peuple” (L’amico del popolo), dalle cui colonne lanciava sferzanti e sanguinari appelli rivoluzionari al popolo francese.
Nel 1792 la deposizione di re Luigi XVI portò alla proclamazione della Repubblica. Presto i giacobini giunsero al potere, instaurando un regime tirannico che prevedeva un uso indiscriminato della violenza: si trattava del cosiddetto “Terrore“. Proprio l’appartenenza di Marat al gruppo dirigente giacobino e i suoi violenti articoli avevano indotto una giovane ragazza a vedere in lui la personificazione del “Terrore”. Quella fanciulla era la già menzionata Charlotte Corday, la quale giunse a Parigi dalla Normandia con il proposito di vendicare tutte le esecuzioni a cui aveva assistito nella sua città natale attraverso, appunto, l’uccisione di Marat.
Ovviamente, per la ragazza non fu semplice accedere alla casa del politico francese. Ci riuscì dopo diversi tentativi e una lettera in cui lo supplicava di riceverla. Marat, incuriosito dalla tenacissima insistenza della fanciulla, decise di farla entrare in casa sua. Fu l’ultima cosa che fece. Charlotte lo uccise a coltellate mentre lui era immerso nella sua vasca da bagno. Marat soffriva infatti di un particolare disturbo alla pelle e per alleviare il dolore trascorreva lunghi periodi di tempo immerso in una tinozza piena di acqua medicamentosa. Eh sì, proprio come la sopracitata celeberrima scena di “Psycho”.