Sentire parlare di un lago e di un mostro, inseriti nello stesso contesto, non può che far pensare alla Scozia e al mostro di Lochness. Oggi parleremo però di una realtà molto più vicina a noi, la Pianura Padana, e nello specifico del lago Gerundo e del mostro Tarantasio. Vediamo insieme come nasce la leggenda dell’enorme drago, o serpente.
Secondo un’antica leggenda, tra le sponde dei fiumi Serio ed Adda, si estendeva un immenso lago, il lago Gerundo. Data la vicinanza dei due corsi d’acqua e la piovosità della zona, poteva trattarsi probabilmente di acqua stagnante. Le voci però parlano di uno specchio d’acqua davvero molto grande, alcune volte addirittura di un mare.
Si parla di voci poiché non esistono fonti scritte riguardanti la leggenda odierna, questo conferma il fatto che si tratti di una vecchia storia tramandata oralmente, forse per spaventare gli abitanti della zona.
La zona sembra infatti presentasse moltissima ghiaia. Non solo dell’acqua dunque, che forse mai c’è stata nell’area. Il termine stesso “gera” nel dialetto locale indica la ghiaia, e sembra derivi dal nome della zona del fantomatico specchio d’acqua. Nessuna prova concreta, o indizio, a favore di Tarantasio.
Eppure le voci su un mostro di grandissime dimensioni, con la forma di un rettile, sono molto diffuse. Addirittura si raccontava che avvelenasse l’aria circostante con il miasma del suo alito e che, di tanto in tanto, riemergeva dalle acque per fare strage di persone sulle rive del lago. Una volta sazio scompariva nuovamente nelle profondità del Gerundo.
Sarebbe stato San Cristofaro, o secondo altri il capostipite dei Visconti (che portano un grande serpente nella loro araldica) a sconfiggere il mostro. Si vocifera però anche che il lago non sia scomparso, ma sia sommerso, e che Tarantasio ancora latita sotto la superficie terrestre, pronto a ritornare da un momento all’altro. Se vi perdete nella fitta nebbia della Pianura Padana, occhio dunque anche al nostro amico serpente.