Ora considerata una martire, Lin Zhao è stata una dissidente cinese durante la Rivoluzione Popolare. A causa delle sue azioni sovversive, fu imprigionata e uccisa dalla Repubblica Popolare Cinese. Anche nei momenti più difficili non perse la sua fiducia nelle parole. In carcere, infatti, continuò la sua opposizione al regime componendo scritti polemici tramite una forcina e il suo sangue.
Nata Peng Linzghao il 16 dicembre 1932, sceglie Lin Zhao come suo pseudonimo letterario. All’età di 16 anni, infatti, si unì a una cellula clandestina del partito comunista. Iniziò così a scrivere i suoi primi articoli in opposizione al governo nazionalista. Si iscrisse a una scuola di giornalismo pochi mesi prima che il partito comunista salisse al potere. In seguito, iniziò a studiare Letteratura cinese presso l’Università di Pechino.
La scrittura, da sempre una sua grande passione, si rivelò presto invece una sua grande nemica. Durante gli anni universitari, infatti, si impegnò sempre di più nella sua attività politica. Durante la Campagna dei Cento Fiori del 1957, il partito comunista incentivò gli intellettuali ad avanzare critiche così da poter migliorare il suo operato. Presto però tali giudizi si ritorsero contro i loro autori: tra essi, troviamo Lin Zhao.
La sua critica al partito comunista cinese le costò l’esclusione dagli incarichi più rilevanti, riservandole così mansioni come la catalogazione di vecchi giornali in libreria. Inarrestabile, si rese complice alla pubblicazione di una rivista clandestina di denuncia delle violenze operate dal partito. Le sue opinioni divennero così sempre più taglienti, e il prezzo da pagare sempre più alto.
Liz Zhao venne così incarcerata nell’ottobre del 1960 e condannata a 20 anni di reclusione. Durante la prigionia conobbe numerose violenze e torture. Si sottopose anche a numerosi scioperi della fame, alla fine dei quali le guardie la alimentavano a forza.Tuttavia le sue idee non si arrestarono: provvista di carta e penna, scrisse con il suo stesso sangue pagine di efferata critica al partito.
Il 29 aprile 1968, tra le mura del carcere, Lin Zhao trovò la morte. Le guardie carcerarie la giustiziarono con l’accusa di essere una reazionaria nonché ribelle al cospetto di quel partito che aveva aiutato a trionfare. Nessuno informò la famiglia dell’accaduto fino a quando un ufficiale chiese alla madre i soldi per il proiettile usato per ucciderla: 5 centesimi. Nel 1981 il governo cinese ha riabilitato la sua figura, ma ancora oggi è riluttante a una vera celebrazione della scrittrice.