Bella, magari non per noi contemporanei, ma pensate all’effetto che doveva fare ad un uomo di fede del XIII secolo (e quindi la quasi totalità della popolazione europea) una crociata indetta da fanciulli mossi dall’amore per lo Spirito Santo, che tutto può, anche disintegrare quella sudicia barriera di infedeli (semicit.) che occupavano la Terra Santa. In prospettiva, la cosiddetta “Crociata dei Bambini” doveva apparire come un qualcosa di puro, sensazionale, quasi miracoloso.
Peccato che ancora una volta la realtà storica sia in aperto contrasto con la leggenda. La tradizione vuole che nel 1212 un giovane credente di nome Stefano, originario di Cloyes-sur-le-Loir, avesse incontrato il Cristo durante il pascolo. Quest’ultimo parlò al 12enne, convincendolo di dover partire per una crociata. Per suggellare l’ordine, Nostro Signore consegnò al ragazzino una lettera da dover recapitare al re di Francia, Filippo II Augusto. Come da copione, Stefano si recò a corte, ma venne preso quasi per pazzo e quindi le sue richieste decaddero.
Ma il giovane Stefano di Cloyes non si arrese; predicò per mesi quanto visto con i propri occhi, raggruppando un bel numero di fedeli pronti a seguirlo ovunque, anche tra le acque. E se vi sembra di aver letto male, vi rassicuriamo dicendovi che Stefano fosse convinto che le acque del Mediterraneo si sarebbero aperte – proprio come il Mar Rosso con Mosé – al passaggio dei fanciulli portatori della croce. Una volta giunti in gran numero a Marsiglia, indovinate un po’, le acque non vollero proprio dividersi. In molti diedero del falso al pastorello dell’Orleanese, altri partirono comunque su dei mercantili. Mai scelta fu più sbagliata. Alcune navi naufragarono durante la tempesta; i ragazzi sulle imbarcazioni risparmiate furono consegnati dietro compenso ai musulmani e venduti come schiavi a loro volta.
Distinguere il veritiero dal mistificato in questa vicenda non è semplice, ma alcuni documenti dell’epoca vengono in nostro soccorso. Prima di tutto, non furono dei bambini a indire l’eventuale crociata. L’incomprensione ruota attorno ad un errore di battitura molto comune tra le fonti scritte del basso Medioevo. I documenti utilizzano il termine puer (fanciullo) per indicare in realtà il pauper (povero). Gli stessi scritti dell’epoca insistono sulla condizione miserevole dei pellegrini e non sulla loro età.
Recentemente sulla vicenda si è scoperto altro. In realtà nell’anno di grazia 1212 ci fu un duplice movimento di persone, volenterose di partire in “pellegrinaggio” verso Gerusalemme. Una direttrice partì dalla Germania, con a capo un prete di nome Nikolaus. Circa 7.000 fedeli lo seguirono attraverso le Alpi, giungendo prima a Genova e poi a Marsiglia. Nessuno alla fine partì per il Levante. Il secondo flusso provenne sì dalla Francia e sì, le prediche di un certo Stefano di Cloyes (che però non era un bambino) infervorirono la massa.
Quest’ultimo attirò su di sé un grandissimo seguito, anche grazie alle parole spese in favore di una “missione sacra” da condurre in Palestina, ma egli non fece mai riferimento ad una vera e propria crociata. Tutto ciò che ne seguì, anche e soprattutto a livello letterario, è stata una rielaborazione in chiave romanzata delle due vicende appena citate. Per concludere, quella del 1212, che noi siamo soliti chiamare “Crociata dei Bambini” non fu né una crociata e sicuramente non vi parteciparono fanciulli. Troppo “bella” per essere vera.