Madame LaLaurie nasce nel 1780 a New Orleans da una famiglia benestante. Sposò un ufficiale spagnolo, che morì qualche anno dopo in un viaggio in Spagna. Durante il viaggio Madame LaLaurie ebbe una figlia e aspettò quattro anni prima di sposarsi nuovamente a New Orleans con un noto banchiere, Jean Blanque. Ebbe quattro figli da questo secondo marito, prima che anch’egli morisse. Nel 1825 sposò un dottore molto più giovane di lei.
Nel 1831 Madame LaLaurie comprò un palazzo a tre piani situato nella trafficata Royal Street. All’epoca era normale che ci vivessero molti schiavi a cui era affidato il piano superiore. Sempre premurosa e gentile con gli altri, sul comportamento della dama iniziarono a girare delle strane voci. Un vicino di casa testimoniò di aver assistito al suicidio di una bambina, che si è buttata dalla finestra per sfuggire alle frustate della donna, colpevole di averle tirato i capelli. Stessa sorte per uno schiavo che per paura di essere rinchiuso scelse di lanciarsi dal terzo piano.
Dopo questi due fatti la cattiva reputazione di Madame LaLaurie era nota a tutti ma nessuno si sarebbe mai immaginato quello che è stato trovato nella sua casa. Nel 1834 scoppiò un incendio nella sontuosa abitazione, forse causato dalla cuoca che si era legata alla stufa pur di non essere portata in soffitta, da cui nessuno era mai tornato vivo. E proprio lì, in soffitta, gli agenti trovarono decine di corpi di schiavi torturati, deturpati, seviziati in ogni modo possibile. Alcune testimonianze riportano di corpi appesi a testa in giù smembrati da una parte all’altra. Questo rese Madame LaLaurie un simbolo di pura malvagità e sicuramente una della più brutali criminali dell’800.
Di Madame LaLaurie si persero le tracce. Una delle figlie racconta come la brutale donna fosse fuggita a Parigi, città nella quale trovò la morte qualche anno dopo. Nel 1930 trovarono una targa in un cimitero di New Orleans con su scritto: “Madame LaLaurie – nata Delphine McCarty”. La targa porta incisa anche la sua data di morte: nel 1842 a Parigi. Anche se si pensa che la donna sia morta successivamente, dopo essere rientrata in patria sotto falsa identità.