Probabilmente Harold Williams, protagonista della storia che vi racconteremo, incontrò da piccolo il genio della lampada e vide esaudirsi i suoi 3 desideri: imparare tutte le lingue del mondo, imparare tutte le lingue del mondo, imparare tutte le lingue del mondo. Altrimenti non si spiega come quest’uomo, forte di una tenacia inaudita e di una memoria più che eccezionale, fosse in grado di parlare correttamente ben 58 lingue.
Per farvi capire ancor di più di chi (o cosa, sta a voi decidere) stiamo parlando: quando si svolsero le trattative che condussero alla stipulazione del Patto di Locarno, nel 1925, Harold Williams fu in grado di dialogare con ogni singola delegazione delle Nazioni Unite. Il tutto senza bisogno di interpreti. Ma facciamo qualche passo indietro; chi è il robot che si cela dietro la figura umana di Harold Williams?
Nato in Nuova Zelanda da genitori inglesi, Harold Williams è un ragazzino normalissimo fino all’età di 7 anni. Sì, perché a 7 anni capì che imparare il latino fosse più semplice di eseguire una basica operazione matematica. Da qualche parte la si doveva trovare una pecca. Dal latino passò al Dobuan, una lingua dei nativi della Nuova Guinea. Di questa lingua scrisse una grammatica e un dizionario. Così, perché aveva tempo da perdere.
Grazie alle varie versioni linguistiche del Vangelo, in giovanissima età non imparò una, due o tre lingue, no…Ne apprese 26. Quando la famiglia si trasferì da Auckland a Christchurch, per garantire gli studi superiori all’adolescente Harold, egli già poteva vantare la conoscenza del greco antico, dell’italiano, il francese, lo spagnolo, il tedesco, l’ebraico e alcune diverse lingue polinesiane, come ad esempio il maori, il samoano, il tongano e il figiano.
La lingua che però lo stregò fu senz’altro il russo, anche per l’amore viscerale che Williams provava per le opere di Tolstoj. L’influenza che lo scrittore russo esercitò sul poliglotta neozelandese fu considerevole. Per via di questa affinità, Harold Williams trascorse parte della sua vita in Russia, come corrispondente per un noto giornale britannico. In terra zarista conobbe anche l’amore della sua vita, Ariadna Tyrkova, con la quale si unì in matrimonio.
In quel periodo aggiornò la propria lista di lingue apprese aggiungendo quelle baltiche, più il georgiano e il tataro. Negli ultimi anni della sua vita il dottor Williams imparò il cinese, il giapponese e altre lingue antiche. Tra queste ricordiamo l’irlandese arcaico, l’egiziano antico, l’ittita e perché no, il basco. Un malore lo colpì prima di partire per l’Egitto nel novembre del 1928. Concludiamo con una citazione. Harold ebbe l’onore di incontrare Lev Tolstoj e quando questi, compreso l’assurdo talento del neozelandese, chiese quante lingue egli conoscesse, il signor Williams, con assoluta modestia, rispose “alcune“.