Tra i complessi religiosi più grandi al mondo (secondo solamente al Angkor Wat, in Cambogia, di cui vi parleremo in futuro), Karnak è una meraviglia del mondo antico ben conservata, che i nostri occhi possono solamente ammirare e contemplare in tutta la sua travolgente bellezza. Tali parole potranno sembrare eccessivamente sdolcinate, ma ci sarà un motivo se qualcuno ha ribattezzato il sito culturale “Vaticano dell’Antico Egitto”.
Il complesso templare si trova non lontano dal villaggio da cui prende il nome, ovvero el-Karnak, 2.5 km a nord di Luxor, sulle sponde del Nilo. La sua costruzione iniziò all’incirca 4.000 anni fa, durante il Medio Regno (2055-1650 a.C.), continuando nei secoli del Nuovo Regno (1539-1075 a.C.). Diversamente da quel che si può pensare, Karnak non era un luogo dedito alla venerazione di una sola divinità. Infatti sono diversi i templi che si possono trovare al suo interno, alcuni davvero strepitosi, per il colpo d’occhio che regalano.
Si distinguono, solo per citarne alcuni, i templi di Ptah (Dio creatore, protettore degli artigiani), Khons (divinità collegata al culto lunare), Mut (Dea del cielo), suo marito Amon e Montu. Quest’ultimo era il Dio locale, dal corpo umano e dalla testa di falco, rappresentava la sacralità della guerra. Durante i secoli della sua messa a punto, il sito divenne anche residenza sacerdotale, uno dei più importanti del regno.
A testimonianza di questa centralità cultuale, Karnak si ricollega a Luxor tramite un viale di quasi 3 km, anticamente conosciuto come “Il Sentiero degli Dei” o “Valle delle Sfingi“. Si intende un percorso quasi del tutto rettilineo fiancheggiato da sfingi e arieti colossali. A Karnak si trova l’obelisco più alto d’Egitto, dedicato a Hatshepsut, sovrana egizia della XVIII dinastia. Piccola curiosità: l’obelisco lateranense a Roma è ispirato a quello di Hatshepsut e proveniva anch’esso da Karnak.
Ma la perla per antonomasia dell’intero complesso è la Sala Ipostila del Tempio di Amon. Questa si estende per circa 5.000 metri quadri, comprende 134 colonne di arenaria rossa, la maggior parte delle quali si innalza per più di 10 metri. Tali colonne, dal diametro variabile, ma pur sempre vicino ai 33 metri di base, sorreggevano in passato un tetto gigantesco che oggi non esiste più. Secondo ricostruzioni recenti, la Sala Ipostila di Karnak sarebbe la più grande al mondo, senza eguali.
Sebbene non si tratti di un’area archeologica e culturale perfettamente conservata, Karnak detiene un fascino senza tempo. D’altronde parliamo della seconda attrazione turistica dell’Egitto per numero di visitatori, preceduta solo dalla necropoli di Giza. Qualcosa vorrà pur dire.